La Chiesa evangelica riformata in Svizzera ha presentato questa settimana al proprio parlamento - che si esprimerà in giugno - la richiesta di realizzare uno studio sugli abusi sessuali commessi nell’istituzione e dai suoi membri. Lo rivela la presidente, Rita Famos, in un’intervista pubblicata dal domenicale NZZ am Sonntag.
L’indagine dovrà mostrare dove e con quale frequenza sono stati commessi gli abusi e cosa ha impedito di scoprirli. Famos auspica che i risultati dello studio aiutino anche altre istituzioni a combattere gli abusi sessuali, che sono una realtà anche nelle famiglie, nelle associazioni sportive e nelle scuole. “Non è possibile dormire sugli allori e cercare capri espiatori, come avvenuto ad esempio nella Chiesa cattolica”, afferma.
“Per molto tempo, noi della Chiesa riformata abbiamo pensato che questa questione non ci riguardasse più del resto della società”, ammette Famos, ribadendo quanto da lei già affermato alla fine dello scorso anno. Lo studio della Chiesa evangelica tedesca, che a gennaio ha rivelato l’esistenza di almeno 2’225 vittime di abusi, ha scatenato una riflessione anche nella sua omologa elvetica.
Dall’inizio dell’anno, la presidente è venuta a conoscenza di casi quasi ogni settimana. “Stiamo parlando di casi gravi come stupro e coercizione”, spiega.
A differenza della Chiesa cattolica svizzera e della Chiesa evangelica tedesca, la Chiesa evangelica svizzera non intende esaminare l’insieme dei dossier negli archivi, ma condurre un sondaggio. Un esame approfondito dei dossier sarebbe molto più complicato che per i cattolici, dove la documentazione è conservata nelle diocesi, a causa della struttura federalista, sostiene Famos.
Lo studio dovrebbe costare 1,6 milioni di franchi e i risultati dovrebbero essere disponibili entro la fine del 2027.
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Notiziario 28.04.2024, 10:00