Davos non è solo discorsi ufficiali e colloqui informali. Nella cornice del Forum economico mondiale, capita, che si conducano in porto anche intese . Ad esempio i due accordi di libero scambio, uno con il Kosovo, firmato dalla Svizzera mercoledì, l’altro con la Thailandia domani (giovedì).
Il più entusiasta, racconta l’inviato della RSI al WEF, è Albin Kurti: il primo ministro kosovaro sprizza soddisfazione per la firma appena posta sotto l’accordo tra Kosovo e Associazione europea di libero scambio (AELS), che riunisce assieme alla Svizzera anche Norvegia, Liechtenstein e Islanda. “Abbiamo negoziato a lungo per inserire non solo prodotti, ma anche servizi nel regime di libero scambio - dice Curti -, che vede un ottimo potenziale per gli imprenditori del suo paese”.
Il Kosovo è la nazione con il reddito pro-capite più basso d’Europa. Le sue esportazioni sono però raddoppiate in pochi anni nelle industrie di legno, metallo, alimentari, ma anche informatica e comunicazione. Commerci soprattutto con la Svizzera, dove vive una diaspora di circa 200’000 kosovari. Il primo ministro cita l’esempio di un imprenditore che importa legname dall’Austria, costruisce cucine in Kosovo e le esporta appunto anche in Svizzera. Nonostante i trasporti, tutto ciò è conveniente perché, dice il premier, “in Kosovo sono molto bassi i costi per l’elettricità, per gli affitti e gli stipendi e in più non ci sono tasse di esportazione”.
Ma quanto conviene alla Svizzera questo accordo? “È un modo per diversificare i mercati”, dice il capo del Dipartimento federale dell’Economia Guy Parmelin.
Guardando anche all’accordo con la Thailandia che verrà firmato domani, “questi negoziati non si limitano ad abolire i dazi, ma garantiscono regole chiare agli imprenditori”. La Thailandia è uno dei più importanti partner commerciali nel sud est asiatico per la Svizzera, che vi esporta farmaci, prodotti di lusso e strumenti di precisione per l’industria, mentre importa soprattutto metalli e pietre preziose. Inoltre, lì vive la più grande comunità svizzera in Asia, quasi 10’000 persone.
La diplomazia commerciale elvetica, però, ha ulteriori ambizioni. Con la Cina, ad esempio. A marzo - annuncia Parmelin - si comincerà a negoziare un aggiornamento dell’accordo di libero scambio oramai invecchiato, visto che ha undici anni. Non è certo che si raggiunga un risultato, ma il consigliere federale è ottimista.