Lunedì, Berna e Pechino hanno avviato i negoziati per estendere e ottimizzare l’Accordo di libero scambio (ALS), con l’obiettivo di migliorare le condizioni quadro per le imprese svizzere, in particolare sui dazi doganali. A darne notizia è stato anche lo stesso consigliere federale Guy Parmelin attraverso un post sul social X.
Tra le priorità elvetiche figurano l’ottenimento di maggiori concessioni tariffarie per i prodotti industriali che non godono ancora di trattamento preferenziale, come farmaceutici, materie plastiche, apparecchiature ottiche, macchinari, orologi e prodotti chimici. Ad esempio, i dazi sugli orologi svizzeri, nonostante le concessioni parziali, variano ancora tra il 4,4% e il 9,2%, generando costi per milioni di franchi. Berna mira anche a migliorare l’accesso al mercato cinese per prodotti agricoli come caffè, formaggio e preparazioni alimentari.
Un punto centrale dei negoziati riguarda anche il rafforzamento delle disposizioni sugli standard ambientali e lavorativi, inclusi i diritti umani, un tema che aveva già sollevato polemiche al momento della firma iniziale dell’accordo nel 2014.
Intanto, la sinistra e diverse ONG hanno espresso insoddisfazione, chiedendo che l’accordo includa tutele più ampie su questi fronti rispetto a quelle previste dal Governo. Se così non fosse hanno già ventilato la possibilità di un referendum contro la modernizzazione dell’accordo.
Il futuro dei rapporti commerciali tra Svizzera e Cina
SEIDISERA 17.09.2024, 18:36
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