Minori restrizioni, maggiori informazioni. Gli svizzeri vogliono essere meglio informati su quanto bevono e mangiano, ma ritengono inefficaci delle tasse su prodotti potenzialmente nocivi, come ad esempio lo zucchero. A dirlo è un recente sondaggio dell’istituto di ricerche GFS di Berna.
Oggi in Svizzera più di un adulto su tre e un bambino su sei sono considerati sovrappeso. Per la maggior parte delle persone è ritenuto un problema che riguarda loro stesse e la loro capacità e volontà di informarsi, e che non dovrebbe prevedere quindi interventi statali.
“Notiamo da una decina d’anni questa esigenza di chi vuole essere meglio informato sulle questioni alimentari – spiega alla RSI Cloé Jans dell’istituto GFS –. La gente chiede più trasparenza sui contenuti di bevande e alimenti, e non è particolarmente soddisfatta delle etichette proposte. I produttori considerano però difficile fare diversamente”.
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Controcorrente 22.05.2024, 11:45
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Responsabilità personale dunque, e non divieti o tasse: il 70% degli intervistati non vuole ad esempio quella sullo zucchero. “Esatto, la gente vuole essere totalmente indipendente per quanto riguarda le scelte relative alla propria salute. Nel contempo si chiedono però alle autorità maggiori misure di prevenzione e informazione, e ai produttori più chiarezza. La percezione è che lo Stato non faccia abbastanza, ad esempio nelle scuole”.
I produttori propongono una paletta sempre più ampia di prodotti e il 40% delle bevande sul mercato elvetico sono ad esempio senza o con poco zucchero. Negli ultimi 20 anni il contenuto zuccherino nelle bevande è inoltre sceso in media del 15%. “Da un lato una tassa sullo zucchero è considerata anti-sociale, nel senso che colpirebbe maggiormente chi ha dei redditi più bassi; dall’altro viene ritenuta inefficace, per cui non avrebbe senso introdurla”.
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Riassumendo lo studio, si può quindi affermare che la gente vuole maggiore trasparenza da parte dei produttori e una riduzione globale del contenuto di zuccheri in bevande e alimenti. “C’è molta consapevolezza sul tema ‘zucchero’ e si chiede un cambiamento”, conclude Jans.