È il delitto più efferato della storia criminale svizzera. Era il 21 dicembre del 2015 quando quattro persone vennero uccise a Rupperswil, nel canton Argovia: una madre, il figlio maggiore, l'amica di quest'ultimo, e il figlio più piccolo, abusato sessualmente prima di essere ammazzato. Il 34enne accusato del massacro, uno svizzero originario della stessa località, compare oggi, martedì, alla sbarra. L’accusa più pesante di cui dovrà rispondere: assassinio.
Il processo che si apre in mattinata al Tribunale distrettuale di Lenzburg è pianificato su quattro giorni e per ragioni di sicurezza si svolgerà nei locali della polizia mobile di Schafisheim. Tutti coloro che assisteranno al dibattimento – 35 persone autorizzate e 65 giornalisti accreditati – dovranno sottostare a rigidi controlli.
Il quartiere in cui fu commesso il delitto
Prima le perizie
A dare il via al processo saranno le relazioni di due esperti. Il Ministero pubblico ha infatti ordinato due perizie psichiatriche. L'imputato, uno studente che aveva allenato una squadra di calcio giovanile, potrebbe essere condannato alla detenzione a vita e a una misura d'internamento.
Il 34enne è reo confesso ed è detenuto dal 2016 in regime di espiazione anticipata della pena. Finì in manette dopo una caccia all'uomo durata cinque mesi.
Una lunga lista di accuse
Dovrà rispondere di assassinio plurimo, ripetuta estorsione, sequestri di persona, atti sessuali con un fanciullo, ripetuta coazione sessuale, incendio intenzionale e possesso di materiale pornografico proibito.
Prima di uccidere le sue vittime con un coltello da cucina (l’arma non è mai stata ritrovata), violentò il bambino, filmando gli atti con il suo telefonino. Obbligò inoltre la madre a prelevare 10'000 franchi e 1'000 euro. Soldi che spese la sera stessa, al bar con gli amici, come se niente fosse. Una volta uccisi i quattro, diede fuoco alla casa, forse sperando di cancellare le prove di quanto commesso.
Un delitto ben pianificato
L’imputato è stato poi arrestato in un locale pubblico di Aarau nel maggio del 2016. Il delitto è stato pianificato nei minimi dettagli.
Gli inquirenti sono convinti: se non fosse finito in manette, avrebbe con ogni probabilità ucciso ancora.
ludoC/ATS
RG 08.00 del 13.03.2018: la corrispondenza di Anna Maria Nunzi