L'iniziativa popolare "No all'allevamento intensivo in Svizzera", che ha raccolto oltre 100'000 firme autenticate, è stata depositata martedì alla Cancelleria federale. Oltre che da organizzazioni ambientaliste è sostenuta anche da politici di vario schieramento.
L'iniziativa prevede un'aggiunta all'articolo 80 sulla protezione degli animali della Costituzione federale, in modo da vietare l'allevamento intensivo, ossia industriale, “finalizzato alla produzione più efficiente possibile di prodotti derivati da animali, nell'ambito del quale il benessere di questi ultimi è leso sistematicamente".
La Confederazione stabilisce i criteri per il ricovero e la cura degli animali, compresi l'accesso all'esterno, la macellazione e il numero massimo per stalla. Pure le importazioni sarebbero sottoposte agli stessi criteri e il termine transitorio per le disposizioni d'esecuzione è fissato non oltre i 25 anni.
Per l'occasione la responsabile della campagna Meret Schneider ha affermato che in Svizzera il 50% degli animali non è mai all'aperto fino al giorno della macellazione. Fra i polli oltre l'80% non vede mai un prato nel corso della vita e raggiunge il peso da macello al 30° giorno di vita.