Non smettono di far discutere i droni da ricognizione che Berna ha acquistato da Israele. I problemi legati all’acquisizione erano già ben noti: prima i ritardi, poi i guasti tecnici che ne compromettevano l’operatività. Ora si aggiungono altri problemi: i velivoli, ad esempio, non riconoscono i parapendisti. Non li individuano e, di conseguenza, non sono in grado di evitarli.
Il problema, tuttavia, non è insormontabile: i droni andrebbero semplicemente programmati per avvistarli. Questo compito spetterebbe alla RUAG, l’azienda produttrice di armi di proprietà della Confederazione.
La delegazione parlamentare delle finanze esprime però forti dubbi sulla capacità della RUAG di assolvere il compito, come si legge in una lettera inviata alla responsabile del dipartimento della Difesa, la consigliera federale Viola Amherd.
Funzioneranno, altrimenti li accompagneremo con gli elicotteri
Dopo aver preso contatto con la RUAG, il responsabile degli armamenti Urs Loher ha affermato che “i droni saranno in grado di svolgere appieno i loro compiti”. In caso contrario, continua il responsabile, “sarà necessario che i droni siano accompagnati da un elicottero o da un altro velivolo ad ala fissa”.
Una situazione che non piace ad alcuni parlamentari, come il consigliere nazionale UDC Mauro Tuena. “È assurdo”, dichiara. “I droni volano ad alta quota e sono molto silenziosi, difficili da vedere: farli accompagnare da un elicottero non ha senso, perché sono rumorosi e non raggiungono la stessa quota dei droni”, ha continuato Tuena.
“Avremmo pagato 300 milioni per un sistema che non è assolutamente nuovo”, ha sottolineato il democentrista, ricordando che “i requisiti da rispettare erano chiari”.
Altri problemi
Questo è solo l’ultimo dei problemi dei droni israeliani. Finora ne sono stati consegnati solo 4 su 6, e la piena capacità operativa, inizialmente prevista per il 2019, è stata posticipata di dieci anni al 2029. Inoltre, non è ancora certo se i droni siano in grado di atterrare autonomamente in caso di guasto al GPS.