Il settore bancario ha un nuovo contratto collettivo di lavoro. Dopo mesi di negoziati le parti sociali (l'Associazione svizzera degli impiegati di banca, quella degli impiegati di commercio e i datori di lavoro) hanno raggiunto un accordo.
Le modifiche principali riguardano in particolare tre aspetti: la facilitazione del lavoro mobile e flessibile, l'estensione dei congedi parentali (da 14 a 16 settimane per maternità e da 5 giorni a 2 settimane per paternità o adozione) e l'aumento di 2'000 franchi all'anno del salario minimo. Inoltre vengono sancite legalmente le ferie per assistere parenti e figli gravemente malati.
Aspetti che rendono più allettante la professione, come sottolinea la co-direttrice e capo negoziatrice dell'Associazione svizzera degli impiegati di banca Natalia Ferrara, sentita dalla RSI: “Quello che mi soddisfa di più è la visione d’insieme: siamo riusciti a negoziare diversi aspetti per migliorare soprattutto l’equilibrio tra la vita professionale e quella privata. A livello individuale molti istituti facevano già tanto, ma a livello collettivo non avevamo ancora norme adeguate nel CCL, che invece ora abbiamo”.
Pensando al periodo di pandemia, è inevitabile parlare del telelavoro. Anche perché il settore bancario è uno di quelli che punta a mantenerlo, anche se non è più necessario per motivi sanitari: “Le indicazioni che abbiamo oggi è che la maggior parte degli istituti hanno ancora almeno la metà dei dipendenti che regolarmente, per alcuni giorni, lavorano da casa” conferma da parte sua Natalia Ferrara.
In questo ambito, con il nuovo CCL, i dipendenti avranno tutta una serie di garanzie, come il contributo da parte del datore di lavoro alle spese di elettricità o del materiale e mobilio d'ufficio, del quale si è molto parlato in periodo di Covid. Aspetti che potrebbero spingere le banche a ridurre spazi e uffici, ma c'è chi per motivi vari non può lavorare da casa. “Nel medio lungo termine è chiaro che è prevista una riorganizzazione degli spazi – risponde ancora Natalia Ferrara –, ma ci tengo a dire che oggi, di principio, chi vuole andare a lavorare in sede lo può fare. Ed è importante, prima di tutto perché vogliamo evitare che le persone si isolino a casa. Inoltre dobbiamo ricordarci che noi vogliamo difendere i posti di lavoro in Svizzera, quindi dobbiamo fare molta attenzione a non rendere troppo flessibile o troppo in remoto il prestare il servizio, altrimenti si potrebbe immaginare di farlo un giorno anche dall’estero…e non è quello che vogliamo” conclude Ferrara.