I fornitori statunitensi e quello cinese scelti dalla Confederazione in giugno per offrire servizi di archiviazione di dati su cloud dovranno pazientare, in quanto un ricorso è stato interposto in merito alla procedura d’appalto, che non è pertanto conclusa.
Il bando di concorso, nei confronti del quale si deve ora esprimere il Tribunale amministrativo federale, era stato lanciato nel dicembre del 2020 con lo scopo di rispondere al bisogno crescente dei dipartimenti e della Cancelleria federale di poter usare servizi per l’archiviazione, l’elaborazione e la trasmissione in remoto di dati. A giugno la Confederazione aveva comunicato l'attribuzione di una commessa di massimo 110 milioni di franchi a cinque giganti di internet: si tratta delle società statunitensi Amazon, IBM, Microsoft ed Oracle e della cinese Alibaba. Complessivamente si erano candidate otto società, ma i fornitori svizzeri erano rimasti a mani vuote.
“La Svizzera rinuncia alla sovranità digitale”
Lo stesso bando di concorso e la successiva decisione avevano sollevato diverse critiche: secondo Marc Oehler, direttore di un'azienda informatica svizzera con una propria soluzione cloud interrogato dal quotidiano romando Le Temps, i fornitori svizzeri non hanno mai avuto una possibilità perché la gara d'appalto richiedeva centri dati in almeno tre continenti. A suo avviso, la Svizzera sta "rinunciando alla sua sovranità digitale".
Swisscom, ad esempio, non si è candidata poiché il bando era "esplicitamente rivolto ai cosiddetti fornitori di cloud pubblico globale", ha spiegato l'operatore all'agenzia Keystone-ATS.
A livello politico si muoverà anche la Delegazione delle Commissioni della gestione: il consigliere nazionale Alfred Heer (UDC/ZH) ha indicato in giornata alla radio SRF che verrà esaminato il processo di attribuzione.