Svizzera

Beni russi e Parlamento svizzero: dietro la protesta di Mosca

Le mozioni approvate dalle Camere e la convocazione dell’ambasciatrice elvetica: la Russia teme un’azione a largo raggio fra gli Stati per la confisca dei suoi beni

  • 12 marzo, 20:58
  • 12 marzo, 22:36

Mosca convoca l'ambasciatrice svizzera

Telegiornale 12.03.2024, 20:00

Di: SEIDISERA

È un passo “che viola grossolanamente i principi fondamentali e le norme della legge internazionale riguardanti l’immunità degli Stati”. Così la Russia ha commentato, dopo la convocazione dell’ambasciatrice elvetica, le mozioni, approvate ora da entrambe le Camere, nell’ottica di una confisca dei beni statali russi in Svizzera.

Ma qual è stato l’iter di questi atti parlamentari legati alla nota di protesta? Le mozioni in questione sono cinque, approvate dal Nazionale lo scorso settembre e accolte giovedì scorso anche dagli Stati. Quanto ai contenuti, si tratta di atti dello stesso tenore che chiedono che la Confederazione si faccia promotrice attiva, a livello internazionale, per l’introduzione di basi legali che consentano la confisca dei beni russi e il loro utilizzo per la ricostruzione dell’Ucraina.

Va quindi ricordato che il Consiglio federale ha attivamente sostenuto le 5 mozioni parlamentari, esortando a lanciare un segnale politico. E questo, a fronte di un rapporto della commissione di politica estera degli Stati (CPE-S) che ne ha invece raccomandato a maggioranza la bocciatura, perché di principio il patrimonio statale è protetto da immunità.

L'ambasciatrice svizzera convocata a Mosca: le reazioni da Berna

SEIDISERA 12.03.2024, 18:22

  • RSI

Il Governo è ora chiamato ad adoperarsi per istituire queste basi legali. Ciò incrina ulteriormente i rapporti fra Berna e Mosca, se si considera che in gennaio Sergei Lavrov, il capo della diplomazia russa, aveva già respinto l’ipotesi di una conferenza di pace organizzata dalla Confederazione. Mosca ritiene infatti che la Svizzera abbia perduto il suo ruolo di mediatore internazionale imparziale.

Ma a rafforzare ora la contrarietà della Russia è la prospettiva di un’azione, a largo raggio, per costruire una giurisprudenza volta alla confisca dei suoi beni. Il fatto che i Paesi europei, e probabilmente anche non europei, possano andare in questa direzione rappresenta per Mosca un grossissimo rischio. Si parla, su scala europea, di averi nell’ordine di 300 miliardi di dollari. E le ritorsioni che Mosca potrebbe decidere non avrebbero certo le dimensioni degli interessi russi in Europa e su scala internazionale. Per questo il nervosismo serpeggia.

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