Berna, come il canton Ticino, fra marzo e aprile ha accolto più rifugiati dall'Ucraina rispetto a quanti avrebbe dovuto, secondo la chiave di ripartizione cantonale. Intanto nella capitale sta sorgendo dal nulla e a tempo di record un quartiere in grado di ospitare 1'000 persone. E anche nell'Oberland bernese - dove stanno giungendo decine di giovani orfani - la solidarietà è grande. Un'attitudine che sfata molti pregiudizi.
Quello di Berna sarà forse il cantiere più veloce mai allestito dalla città. Da fine aprile, il lavoro incessante di scavatrici e camion ha rotto il silenzio che finora regnava in quest'area. Tempo un mese per vedere edificato un vero e proprio villaggio.
Gli spazi amministrativi sono stati i primi, poi uno dopo l'altro, largo alla posa dei container abitabili. Entro fine maggio i primi 200 ospiti. Camere, bagni e docce, cucine, luoghi d'incontro, 7 aule scolastiche. Per la città è una gara di solidarietà. E la vuole vincere. "Le persone devono poter arrivare qui e trovare un po' di pace, stare fra di loro. Sono unite dallo stesso destino, ma d'altra parte non vogliamo che vivano qui come in una sala d'attesa. Dovranno integrarsi, entrare in contatto con la gente del quartiere. E sono sicura che sarà così", spiega Franziska Teuscher, municipale di Berna.
I quartieri popolosi di Rossfeld e Länggasse sono dietro l'angolo. Dopo la richiesta di aiuto alla Città da parte del Cantone - che dispone di 16 milioni di franchi, il Municipio ha subito coinvolto l'esercito della salvezza - che gestirà il villaggio - le associazioni di quartiere e i servizi cittadini, sociali e scolastici in primis. A cui i rifugiati ucraini potranno fare capo. "Prevediamo che il numero dei rifugiati potrebbe aumentare di tre o quattro volte rispetto all'attuale. Già ora le strutture sono piene, per questo dobbiamo trovare velocemente nuovi spazi. E sono contento che tutto sia andato così velocemente", dice Alec Von Graffenried, sindaco di Berna.
Il canton Berna, così come il Ticino, ha finora accolto circa 800 rifugiati in più con lo statuto S rispetto alla chiave di ripartizione calcolata sul numero di abitanti.
A Kandersteg per esempio sono arrivati a inizio aprile 20 orfani, i primi di 160 previsti nelle settimane a venire. Alloggiano nel centro internazionale degli scout. Le mille difficoltà non hanno frenato il lavoro della politica e delle autorità. "Gli ostacoli burocratici sono molto grandi. Questi giovani orfani sono sotto la protezione delle autorità ucràine. Per viaggiare all'estero hanno bisogno di un'autorizzazione. Poi le responsabili delle istituzioni sono venute qui due volte per essere sicure che le infrastrutture fossero adeguate", sottolinea Hans-Peter Portmann, consigliere nazionale PLR/ZH.
La regione non ha molta disponibilità di aule e personale insegnante, ma comuni e cantone lavorano per trovare un posto in classe per tutti. Oltre a molte famiglie con figli, a metà aprile sempre nel Oberland bernese, ma a Gstaadt, erano arrivati altri 50 orfani in età scolare. "Dobbiamo capire dove possono andare a scuola i nuovi arrivati qui a Kandersteg. Il nostro comune è piccolo, la scuola anche. Ma siamo in contatto con li Cantone che ci sta aiutando a trovare una soluzione per tutti", dice Sara Loretan, municipale di Kandersteg.
Ci spostiamo sulle rive del lago di Thun, a Oberhofen. Zona turistica pregiata, villaggio da cartolina. Il proprietario di un hotel, ancora chiuso per la pausa stagionale, ha aperto la struttura anzitempo che ora - gestita dai servizi di aiuto all'asilo regionali - funziona a pieno regime. Per i 120 ospiti una prima base di approdo in attesa di capire se e dove cercare casa e lavoro. Docenti in pensione e cittadini si sono fatti avanti spontaeamente per dare una mano. "Conosco molto bene la regione, faccio escursioni in montagna e devo dire che qui le persone sono davvero molto aperte. Anche se si tende a credere che più si sale e più la gente tende a essere chiusa. Per me non è così", dice Dora Grunder.
"Forse è dovuto alla nostra storia. Durante la seconda guerra mondiale l'oberland bernese aveva ospitato molti internati e penso che per questo motivo nella popolazione ci sia ancora un grande senso di solidarietà", spiega Philip Tobler, sindaco di Oberhofen.
Un aiuto fondamentale per chi ancora non sa dove e quanto a lungo soggiornerà in Svizzera.