Svizzera

Berset: “La politica avrebbe potuto fare di più”

L’intervista al presidente della Confederazione e ministro della sanità dopo l’annuncio dell’aumento dei premi della cassa malati

  • 26 settembre 2023, 21:44
  • 26 settembre 2023, 23:15
03:21

L'intervista ad Alain Berset

Telegiornale 26.09.2023, 20:30

  • KEYSTONE
Di: TG/RedMM 

Il ministro della sanità e presidente della Confederazione Alain Berset si appresta a uscire di scena dopo dodici anni di annunci. In occasione dell’annuncio dei premi dell’assicurazione sanitaria per il prossimo anno, Berset ha attaccato il Parlamento, dichiarando che quest’ultimo avrebbe messo il bastone fra le ruote a qualsiasi proposta di riduzione dei costi da parte del Consiglio federale. L’ha intervistato Nicola Zala.

Ministro, dopo aver annunciato queste notizie, è deluso arrabbiato o preoccupato?

“È un misto di tutti questi sentimenti. Onestamente è da anni che il Consiglio federale dice di avere esaurito gli strumenti a sua disposizione. Ora bisogna modificare delle leggi”.

Chi è il responsabile di questo fallimento?

“La forza ma anche la debolezza di questo sistema è la sua complessità. Un ruolo importante spetta ai partner tariffali: medici, ospedali, assicuratori. Poi un ruolo altrettanto importante ce l’hanno i cantoni che hanno per esempio un ampio margine di manovra sulla pianificazione ospedaliera. E poi la Confederazione che deve porre le condizioni quadro di funzionamento”.

Ma proprio la politica ha fatto abbastanza?

“La politica avrebbe potuto fare di più ma il governo non può fare tutto da solo”.

Quindi non si sente corresponsabile?

“Certo che sì. Tutti noi abbiamo delle responsabilità”.

Cosa dire alla classe media che non ricevendo dei sussidi è in difficoltà?

“Allora la questione dei sussidi è interessante. Il Ticino, con Basilea città e Ginevra, ha aumentato fortemente i sussidi. Anche la Confederazione per l’anno prossimo ha aumentato il contributo di tre milioni arrivando ad oltre 3 miliardi di franchi. Lì i cantoni possono davvero aiutare”.

L’aumento in Ticino del 10,5 per cento. Cosa dire?

“Quest’anno abbiamo molti indicatori che vanno nella cattiva direzione in tutto il Paese non solo in un cantone. E poi dobbiamo avere dei premi che coprono i costi. Se c’è il minimo dubbio su questo aspetto allora bisogna parlarne”.

Le autorità cantonali ticinesi dicono che si tratta di un aumento inspiegabile. L’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) invece no. Chi ha ragione?

“Come posso saperlo? So che negli ultimi mesi c’è stato un lavoro intenso tra i vari attori, tra l’UFSP e il Canton Ticino. I responsabili cantonali non sentono per la prima volta queste cifre. Se c’è una differenza di interpretazione bisogna discuterne”.

Cosa fare adesso? Ci vuole un cambiamento radicale del sistema?

“Non credo. Non dobbiamo mai dimenticare che il cuore di questo sistema sono le prestazioni di qualità garantite a tutta la popolazione. Questo non deve cambiare. Ci sono delle voci che propongono di diminuire il catalogo delle cure. È facile dire dimezziamo le prestazioni e paghiamo meno premi. Il rischio però è di non essere assicurati quando c’è un problema grave. Bisognerà poi aumentare la trasparenza e l’obbligo per tutti gli attori di gestire assieme il sistema”.

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