"L'ho fatto perché era importante far luce sulle pratiche della banca. Già prima di allora avevo cercato di parlare con gli esperti legali di UBS. Rivelai dei nomi solo quando dovetti comparire davanti al Senato statunitense".
Così Bradley Birkenfeld, nell'intervista in esclusiva rilasciata al corrispondente di SRF Arthur Honegger a 8 anni di distanza dalle rivelazioni con cui fece esplodere il caso UBS negli Stati Uniti. Le informazioni fornite dall'ex banchiere su migliaia di evasori fiscali diedero il via al contenzioso destinato a sfociare nel 2009 in una multa di 780 milioni di dollari a carico del maggiore istituto di credito elvetico. Un colpo durissimo all'allora granitico segreto bancario.
Per la vicenda che lo vide protagonista, Birkenfeld ha scontato 30 mesi di carcerazione. Le sue rivelazioni gli fruttarono però anche un considerevole assegno da parte del fisco statunitense: ben 104 milioni di dollari. Nell'intervista a SRF, rivolge pesanti accuse al Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti (DOJ).
"Nessun altro è stato condannato, eppure fra i nomi di clienti che rivelai c'erano pezzi grossi. Proprio questo è il punto, il DOJ non voleva darmi credibilità. Fra i 19'000 clienti di UBS c'era un gruppo speciale riservato proprio a persone con agganci politici. Il Dipartimento di giustizia proteggeva queste persone. Ne sono sicuro al 100%", sostiene.
TG/ARi