Gli jihadisti pochi mesi fa si preparavano a colpire in Svizzera seminando morte e terrore in Romandia. L’inquietante retroscena è emerso giovedì nell’aula del Tribunale di Thonon, in Francia, dove è iniziato il processo a una giovane arrestata il 13 agosto a due passi dalla frontiera elvetica. In aula sono spuntati alcuni messaggi trovati sul cellulare di suo marito, un 28enne, in carcere perché era entrato in una chiesa di Annemasse gridando "Allah Akbar" e minacciando i presenti.
Dall’esame dello smartphone si è scoperto che a un amico aveva scritto: "Ci faremo esplodere a Losanna e in una chiesa di Ginevra. Ci rivedremo in paradiso; prenditi cura di mia moglie".
Una minaccia seria per gli inquirenti. "Quell’uomo è una bomba a orologeria" ha affermato il procuratore a Le Temps. Il giovane, abitante poco fuori Ginevra (il papà d’origine turca è in Svizzera), è noto alla giustizia e schedato per radicalismo. Nel 2015 tentò di raggiungere la Siria. Inoltre, si è scoperto, a inizio estate era in contatto con Omar Diaby, uno dei principali reclutatori francesi dell’IS.
Diem