Una grande banca svizzera costretta a capitolare, lo Stato che corre in soccorso. L'Associazione svizzera dei banchieri (ASB - Swiss Banking) ha approvato martedì l'assorbimento del Credit Suisse da parte della rivale UBS. "Non si può dire che qualcosa sia andato storto", ha dichiarato ai media il suo presidente Marcel Rohner, secondo il quale la credibilità della piazza finanziaria svizzera è stata preservata.
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La reputazione della Svizzera "non è stata distrutta, ma è stata intaccata", ha ammesso l'uomo che era a capo di UBS durante la crisi finanziaria del 2008. "Le banche svizzere sono ben capitalizzate e il settore finanziario è forte", ha detto, sottolineando i progressi compiuti da allora in termini di regolamentazione della liquidità.
Il piano B (scorporo) “avrebbe avuto conseguenze devastanti”
Per Rohner l’alternativa, il cosiddetto piano B, sarebbe stato quello di liquidare la banca in base al piano di emergenza della legge sugli istituti sistemici ("too big to fail", ndr) “con conseguenze devastanti",. Per gli azionisti di CS era meglio vedere il valore delle loro azioni ridotto di due terzi piuttosto che rimanere senza nulla. Per i detentori dei titoli di debito cancellati (AT1), questo rischio era insito nel loro investimento, ha aggiunto Rohner.
Colti di sorpresa, ma “autorità rapide”
Interrogato sulla reazione tardiva delle autorità e dei regolatori, ha sottolineato la rapidità con cui si sono svolti gli eventi la scorsa settimana, che ha sorpreso tutti. "Non avrei mai pensato che il fallimento di una banca regionale statunitense potesse avere un impatto così significativo su scala globale", ha ammesso, riferendosi alla debacle della Silicon Valley Bank (SVB).
L'intervento della Confederazione Svizzera e della Banca Nazionale Svizzera (BNS) a garanzia dell'acquisizione di CS da parte di UBS - sia in termini di garanzie di liquidità per oltre 200 miliardi di franchi, sia in termini di copertura di eventuali perdite per 9 miliardi, a carico del contribuente - era una condizione necessaria per il successo dell'accordo, ritiene Rohner.
UBS ha dovuto decidere in pochi giorni su una transazione che normalmente richiede mesi di due diligence", ha continuato Rohner. "La linea di credito e la copertura delle perdite dovrebbero consentire al management di UBS di convincere gli azionisti che il rischio è minore", anche se non sarà necessaria la loro approvazione per finalizzare la transazione, in nome della legge di emergenza.
Nessun bonus
Per quanto riguarda un eventuale rimborso dei compensi versati ai dirigenti che hanno portato a questa situazione, l'imprenditore argoviese ritiene che la questione sia di competenza dei due partner privati e che spetti ai loro azionisti prendere eventuali provvedimenti in tal senso.
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"Personalmente, ritengo che il direttore di una banca in perdita non dovrebbe ricevere un bonus", ha insistito Rohner, ricordando che quando era a capo di UBS al culmine della crisi dei subprime, non ne ha ricevuto uno per i suoi ultimi due anni di mandato.
Rischio banca ‘monstre’: “UBS non è interessata a un monopolio”
Per quanto riguarda la situazione ancora più egemonica che avrà ora UBS - già numero uno del settore prima del matrimonio forzato con il suo principale rivale - il presidente dell'ASB è ha voluto rassicurare. "UBS non è interessata a un monopolio e i clienti vorranno certamente diversificare i loro depositi", ha detto, sottolineando la diversità del settore bancario svizzero.
Il management di UBS ha chiarito quali saranno le sue priorità, ha dichiarato August Benz, CEO ad interim dell'associazione dei banchieri dopo la partenza di Jörg Gasser a gennaio, sottolineando che "l'attenzione si concentrerà sul suo core business, che è la gestione patrimoniale, un'attività molto meno rischiosa dell'investment banking", in particolare all'estero.
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