Svizzera

Canone radio-tv a 300 franchi, reazioni negative

La proposta del Consiglio federale non convince né i contrari né i sostenitori dell’iniziativa “200 franchi bastano”

  • 8 novembre 2023, 16:40
  • 8 novembre 2023, 20:52
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Da perplesse a negative le prime reazioni alla proposta del Consiglio federale

  • Keystone
Di: RSI Info 

La proposta del Consiglio federale di respingere l’iniziativa popolare “200 franchi bastano! (Iniziativa SSR)“ è positiva, ma l’idea di abbassare il canone radio-tv a 300 franchi risulta incomprensibile. Questo il parere di Alleanza Diversità mediatica, che con i suoi 2’500 membri è stata tra i primi a reagire.

L’ex consigliere agli Stati Joachim Eder (PLR/ZG), membro del comitato direttivo dell’associazione, definisce “miope la decisione di indebolire il servizio pubblico mediatico in un periodo contraddistinto da disinformazione e fake news”. Lo zughese ricorda inoltre che dal 2017 il canone per le famiglie è già stato ridotto del 25%.

“Se la SSR viene nuovamente indebolita, i media privati non staranno meglio, al contrario: la spirale al ribasso continuerà”, afferma il presidente dell’Alleanza Diversità mediatica Mark Balsiger. Dal suo punto di vista, alla luce dei “drammatici sviluppi” della piazza mediatica svizzera - proprio oggi CH Media ha annunciato la soppressione di 150 impieghi - sarebbe invece importante rafforzare il servizio pubblico. La SSR non ha del resto alcuna colpa se ogni anno 2 miliardi di franchi di pubblicità svizzera finiscono nelle tasche di Google e Meta, evidenzia Balsiger.

L’iniziativista Bigler: “Un mercanteggiamento”

“Un mercanteggiamento per conquistare votanti”. Così si è espresso il co-presidente dell’comitato dell’iniziativa Hans-Ulrich Bigler commentando la proposta odierna del Consiglio federale di abbassare il canone a 300 franchi. 

L’ex presidente dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) ritiene pure insufficiente l’innalzamento della soglia di esenzione dal canone per le imprese da 500’000 a 1,2 milioni di franchi di fatturato . “Anche con il nuovo tetto massimo molti imprenditori saranno chiamati a pagare due volte il canone, come privati cittadini e come azienda”. A suo avviso, l’iniziativa andrà quindi portata alle urne.

Per Bigler - già consigliere nazionale zurighese fra il 2015 e il 2019, passato dopo la sua non rielezione dal PLR all’UDC - la crescita della popolazione degli ultimi anni ha fatto registrare un costante aumento delle entrate della SSR. Inoltre, i compiti fondamentali dell’ente radiotelevisivo pubblico devono essere definiti dalla politica e non dall’impresa stessa.

Bigler contesta infine le argomentazioni dell’Alleanza Diversità mediatica, secondo cui in tempi di disinformazione e fake news è necessaria una SSR forte. “Si esagera l’importanza della SSR se si pensa che possa avere un peso maggiore solo perché ha più soldi a disposizione”. Con entrate garantite, l’ente pubblico non è inoltre spinto all’efficienza, aggiunge.

Critiche anche dai sindacati dei media SSM e syndicom

Pollice verso anche dai sindacati dei media SSM e syndicom: “Nonostante il Consiglio federale rifiuti l’iniziativa “200 franchi bastano!”, mette allo stesso tempo in pericolo il servizio pubblico dei media in Svizzera”. I sindacati criticano il controprogetto a livello di ordinanza presentato e l’approccio del Governo: “La riduzione arbitraria del canone radiotelevisivo - affermano - colpisce sia le aziende mediatiche private che la SSR e mette a repentaglio la qualità del servizio pubblico dei media”.

“Questo ‘controprogetto’ non porterà al ritiro dell’iniziativa popolare, come confermano le reazioni dei rappresentanti del comitato d’iniziativa”, avverte Silvia Dell’Aquila, segretaria centrale del sindacato dei media SSM. I sindacati dei media sono unanimi: un’ulteriore riduzione del canone, già ridotto più volte, oltre ai massicci tagli alle aziende mediatiche private (in termini di struttura e personale), avviene soprattutto a spese della società svizzera: una perdita di qualità, diversità e servizio nell’offerta mediatica e culturale del Paese e, non da ultimo, un indebolimento della democrazia

L’Unione sindacale svizzera: “Inaccettabile”

La decisione del Consiglio federale “di privare la SSR di ingenti risorse tramite ordinanza è inaccettabile”, afferma l’Unione sindacale svizzera (USS), per la quale le principali vittime saranno le regioni periferiche. Proprio “nel contesto di misure di austerità draconiane e di licenziamenti di massa nel settore dei media, questa decisione a favore di una riduzione dei costi del servizio pubblico non può che essere accolta con grande disappunto”.

Secondo l’USS, “questa cosiddetta controproposta non incoraggerà certo gli iniziativisti a ritirare il loro progetto radicale e ideologicamente orientato”. Al contrario, continua la presa di posizione, “causerà, come misura preventiva, enormi danni alla SSR che un giorno o l’altro non sarà più in grado di adempiere al proprio mandato”.

Stampa Svizzera, editori insoddisfatti: “Va ridefinito il mandato SSR”

Gli editori non sono soddisfatti dall’annunciata riduzione del canone radiotelevisivo a 300 franchi. Chiedono inoltre una limitazione delle attività online della SSR, che secondo loro sono in diretta concorrenza con le offerte dei media privati.

“È urgente ridefinire rapidamente il mandato della SSR”, hanno dichiarato le associazioni degli editori Médias Suisses, Schweizer Medien e Stampa Svizzera in un comunicato stampa. Una tale misura, continuano le tre associazioni, è inutilmente rallentata dalla proroga dell’attuale concessione del servizio pubblico dei media fino al 2028 annunciata dal governo.

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Canone radio-tv, le reazioni

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