Quella di Marco Chiesa è una candidatura "sorprendente" per la presidenza del partito e allo stesso tempo "un rischio e un'opportunità per l'UDC", secondo il politologo Michael Hermann. La commissione cerca che l'ha scelto "era in un dilemma e con il consigliere agli Stati ticinesi ha trovato una soluzione coraggiosa e convincente perché gli altri due aspiranti, Andreas Glarner e Alfred Heer, non sono personaggi che potessero fare l'unanimità, mentre Chiesa è una personalità conciliante", non aggressiva e portata al dialogo più che al confronto.
Secondo Hermann, Chiesa "ha un certo fascino ed è chiaramente sulla linea democentrista. Anche il suo accento ticinese piace nella Svizzera tedesca, dove si possono perdere o guadagnare molti elettori. Gode inoltre di una certa credibilità quando parla di temi come l'immigrazione. Allo stesso tempo, non è una personalità fra le più note a livello nazionale e la non perfetta padronanza del tedesco può essere uno svantaggio nei dibattiti", fa notare l'esperto.
Infine, questa mossa rafforzerà il partito in Ticino, anche nei rapporti con la Lega.
La nomina di Chiesa e gli equilibri a destra
Il Quotidiano 31.07.2020, 21:30