Una vita autodeterminata per le donne in Afghanistan non è possibile con l’attuale regime talebano secondo quanto afferma in una sentenza, pubblicata oggi, domenica, dalla “NZZ am Sonntag”, il Tribunale amministrativo federale (TAF) con sede a San Gallo, che sostiene quindi la nuova prassi in materia della Segreteria di Stato della migrazione (SEM).
La decisione resa nota dal domenicale riguarda nello specifico due afghane, le quali avevano inoltrato ricorso dopo che, nel settembre 2022, la SEM aveva respinto le loro richieste d’asilo e ordinato l’allontanamento dalla Svizzera. Per il TAF però, vista la situazione in patria, a queste donne va concesso l’asilo. La discriminazione che subiscono nel loro Paese è infatti motivo significativo di persecuzione ai sensi del diritto dei rifugiati, fanno notare i giudici sangallesi, che parlano di pressione psicologica insopportabile a cui sono sottoposte.
In ogni caso, dal luglio di quest’anno, la prassi della SEM per le donne afghane è già cambiata. Esse ora possono in effetti ottenere direttamente lo status di rifugiate, invece della sola ammissione temporanea al momento dell’arrivo in Svizzera. Questo perché le autorità hanno constatato come le loro condizioni e i loro diritti si fossero nettamente deteriorati dopo il ritorno al potere dei talebani nel 2021.
La sentenza del TAF è comunque rilevante in quanto il tema è molto caldo a livello politico. La nuova regolamentazione che facilita la concessione dell’asilo è contestata da UDC e PLR: nei prossimi giorni, nel corso dell’ultima settimana della sessione invernale, le Camere federali discuteranno due mozioni che chiedono di abbandonare l’iter attuale e tornare a quello precedente.
Notiziario 14.00 del 17.12.2023
RSI Info 17.12.2023, 14:33
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