L’Ufficio federale di statistica ha pubblicato oggi, martedì, i risultati della prima indagine sulla convivenza in Svizzera (i dati si riferiscono al 2016). Nel complesso, la popolazione dimostra tolleranza e si dice a favore della concessione di maggiori diritti per gli stranieri. Ne dà prova il fatto che il 65% degli interpellati non pensa che gli stranieri creino un clima di insicurezza per strada e che il 68% respinge l'idea che siano responsabili dell’aumento della disoccupazione.
Tuttavia, il 36% ha dichiarato di potersi sentire disturbato dalla presenza di persone percepite come diverse, ad esempio a causa della religione, del colore della pelle o della nazionalità. Il 21% del campione si è detto per altro vittima di quest’ultima motivazione.
Il 56% degli interrogati sostiene che l'integrazione dei migranti nella società elvetica è soddisfacente, mentre per il 66% il razzismo è un problema sociale di grande importanza, che implica l’adozione di ulteriori misure.
I musulmani i più discriminati
Il disagio riguardante le persone percepite come diverse dalla popolazione residente in Svizzera si concentra maggiormente attorno a musulmani (17%), ebrei (12%) e neri (4%). A livello regionale, è nella Svizzera tedesca e romancia che questo sentimento è più marcato (37%). Seguono la Romandia (35%) e la parte italofona (30,1%). Tra coloro che hanno dichiarato di aver vissuto un'esperienza discriminatoria (il 4% anche sotto forma di violenza fisica), quasi la metà (48%) è stata penalizzata nel contesto professionale o nella ricerca di un impiego.
ATS/Nad