In questa seconda ondata pandemica, Ginevra è stata particolarmente colpita: le istituzioni si sono mobilitate per affrontare l’emergenza. Pure gli aiuti domiciliari stanno facendo la loro parte per alleggerire gli ospedali pubblici con squadre che si occupano unicamente di malati di Covid-19: a oggi ne hanno in cura 180.
Le persone si recano direttamente a casa dei pazienti, bardate di visiera, mascherina, guanti, camice e copriscarpe, come avviene per la famiglia Righi, dove tutti sono risultati positivi al virus a parte la nipotina. Il nonno, dopo 11 giorni all’ospedale, ha potuto lasciare la sua stanza, proprio grazie a questo servizio. Come spiega la responsabile Katia Grande, questo dispositivo serve da una parte a sgravare il lavoro dei nosocomi e dall’altra a far tornare più rapidamente possibile a casa i malati.
Il nonno, 80enne, è risultato ancora positivo e ha ancora qualche problema con il fiato. Ma si dice "positivo", nel senso speranzoso, che tutto andrà per il meglio, puntando ad arrivare ai 101 anni. Inoltre, grazie al personale di COVIDHOME si sente tranquillo, siccome l’infermiera Amélie lo visita due volte al giorno. Amélie si è offerta di entrare a far parte di questo gruppo anche per la sua situazione privata: 30enne, senza figli e con un compagno anche lui infermiere.