Svizzera

Crypto: "Chi sapeva, ha taciuto?"

Lo storico Sacha Zala: "La vicenda chiama in causa i rapporti tra servizi segreti e politica"

  • 12 febbraio 2020, 13:34
  • 22 novembre, 19:57
04:30

RG 12.30 del 12.02 2020 L'intervista di Giuseppe Limoncello a Sacha Zala

RSI Info 12.02.2020, 12:22

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Di: RG/Swing 

"Allo stato attuale non va dimenticato che siamo solo all’inizio di questo scandalo; ci sono però giornalisti e politici che sono informati. Pare sia in circolazione anche un dossier di circa 280 pagine sulla faccenda", spiega Sacha Zala, storico e presidente della Società svizzera di storia e direttore dei documenti diplomatici svizzeri al microfono di Giuseppe Limoncello.

Sacha Zala

Sacha Zala

  • courtesy Sacha Zala

L’operazione Rubicon è iniziata nel 1970 ed è proseguita fino al 2018 spiando anche paesi alleati, per cui la Guerra Fredda c’entra relativamente. "I primi documenti della Crypto (l'azienda al centro del caso che ha sede a Zugo, ndr) risalgono ai primi anni dopo la Seconda Guerra Mondiale. V’è da chiedersi come mai la faccenda è esplosa in questi giorni. Effettivamente all’interno del paese vi sono delle zone d’ombra che riguardano l’allora polizia politica e i Servizi segreti. Occorre certamente fare luce da un punto di vista storico, aprendo gli archivi, su questo caso". Tutto dovrà essere appurato dall’inchiesta in corso ma i servizi segreti svizzeri, stando alle rivelazioni giornalistiche, sembrerebbero essere stati a conoscenza della questione Rubicon. Una vicenda che chiama in causa i rapporti tra Servizi segreti e politica e forse anche la capacità di controllo proprio da parte della politica.

C’è chi forse ha chiuso un occhio

"Dal punto di vista storico possiamo valutare l’affare all’interno dei normali lavori dei Servizi segreti che operano nell’abito dello scambio di informazioni e quindi sono continuamente nella situazione di “dare per avere. E’ molto probabile che una parte dei Servizi segreti elvetici abbia chiuso gli occhi di fronte alla conoscenza di questi fatti e in cambio abbiano ottenuto materiale informativo importante per la Confederazione. Sorge quindi la questione come gestire e controllare i Servizi segreti. Non va dimenticato il fatto che l’attuale base legale è un perenne bilanciare tra il bisogno dello Stato di controllare e un certo disinteresse attivo delle autorità che ben possono presupporre che a livello di Servizi possano succedere delle cose un po’ ambigue".

Cronistoria dello "spionaggio del secolo"

Perché la Svizzera sembra essere una base interessante per le azioni dei Servizi segreti esteri? "Presumo che ci possano essere due livelli di interesse. Se pensiamo alla Seconda Guerra mondiale la Svizzera era l’unico paese a non essere controllato dalle forze dell’asse e quindi vi era interesse da ambo le parti allo scambio di informazioni. Il ruolo internazionale di Ginevra, d’altro canto, porta alla presenza di un gran numero di diplomatici e quindi anche di spie a vari livelli".

Cryptoleaks a Modem

Alla vicenda sarà dedicata la puntata di giovedì 13 febbraio di Modem, la trasmissione quotidiana di contestualizzazione, analisi e approfondimento dell'attualità in onda su Rete Uno alle 8.20. Tra gli ospiti: Sascha Zala, Dick Marty, Peter Müller (il giornalista tedesco che per primo ha ottenuto i documenti alla base dell’inchiesta) e Gianluca Galgani (Rundschau).

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Il caso Crypto mina la credibilità della Svizzera

Telegiornale 12.02.2020, 13:30

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