Svizzera

Dazi USA, Parmelin: “Pronti a negoziare”

Il consigliere federale in vista dell’annuncio di Trump previsto il 2 aprile: “Siamo il sesto Paese per investimenti negli Stati Uniti, diamo lavoro a 400mila americani e loro lo sanno”

  • Ieri, 18:06
  • Ieri, 18:36
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SEIDISERA del 22.03.2025 - Il servizio di Gianluca Olgiati

RSI Info 22.03.2025, 17:49

  • archivio keystone
Di: SEIDISERA-Olgiati/dielle 

Come resistere alla pressione politica ed economica esercitata dal presidente americano Donald Trump? È la domanda che molti governi si pongono, compreso quello svizzero. A Berna si attende in particolare di conoscere i dettagli sui dazi all’importazione previsti da Trump, e l’annuncio è atteso fra due settimane. Solo a quel punto si potrà cominciare davvero a negoziare, o almeno così la vede il consigliere federale Guy Parmelin - a capo di economia, formazione e ricerca - ospite della trasmissione Samstag-Rundschau di Radio SRF. 

“Si attendono i dettagli sui dazi, ma la Svizzera - tramite l’ambasciata a Washington - è già pronta a discuterne”, assicura Guy Parmelin, al termine di una settimana che ha visto la segretaria di Stato per l’economia Helene Budliger in visita negli Stati Uniti per allacciare rapporti con la nuova amministrazione USA. Amministrazione che accusa anche la Svizzera di pratiche commerciali sleali, a causa del surplus di esportazioni.

Ma Parmelin ha pronta la replica: “Siamo il sesto paese per quanto riguarda gli investimenti negli Stati Uniti, il primo per la ricerca, diamo lavoro a circa 400mila americani, con salari elevati. Loro lo sanno e noi vogliamo investire ancora di più”.

Come scritto, secondo Parmelin le negoziazioni potranno però cominciare solo dopo l’annuncio sui dazi di Trump atteso il 2 aprile, anche perché ancora non è chiaro cosa si aspetti Trump dalla Svizzera. Uno dei possibili problemi è l’IVA, l’imposta sul valore aggiunto prelevata anche sulle esportazioni americane. “In tal caso avremo un problema, perché non abbiamo intenzione di abolire l’IVA” ha assicurato Parmelin, che invece si è detto molto più sereno su un altro tema, quello delle pressioni sui ricercatori. Il politecnico di Zurigo ha ricevuto ad esempio dagli Stati Uniti un formulario con domande politiche relative a progetti finanziati da fondi americani. “I politecnici sapranno cavarsela e la pressione sui ricercatori negli Stati Uniti potrebbe anzi rivelarsi un’opportunità di attirare nuovi talenti negli atenei svizzeri” conclude il consigliere federale.

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