Svizzera

Diritti umani: per Amnesty la Svizzera può fare di più

Migrazione, diritto a manifestare e altri versanti: luci e ombre della situazione nella Confederazione, secondo l’ultimo rapporto presentato dall’ONG

  • 24 aprile, 06:49
  • 24 aprile, 07:11

RG 07.00 del 24.04.2024: Il servizio di Camilla Camponovo su rapporto annuale di Amnesty International

RSI Svizzera 24.04.2024, 06:39

  • archivio keystone
Di: ATS

L’ultimo rapporto annuale di Amnesty International (AI), presentato oggi, mercoledì, torna a fare il punto sulla situazione dei diritti umani in 155 Paesi, fra i quali anche la Svizzera.

Fra gli sviluppi positivi salutati da AI figura l’Istituzione svizzera per i diritti umani, fondata nel maggio del 2023 dopo un processo politico durato più di 20 anni. Su questo nuovo organismo, tuttavia, l’ONG evidenzia due problemi: la mancanza di finanziamenti sufficienti e il fatto che non sia abilitata a ricevere denunce.

La Confederazione è stata poi oggetto di varie procedure istituite dai trattati internazionali sui diritti umani. Ma Berna, sostiene AI, non è ancora disposta a fare gli investimenti necessari in funzione di un meccanismo permanente volto a coordinare, sui diritti umani, l’attuazione degli obblighi internazionali. La Svizzera inoltre, si legge nel rapporto, è sempre poco incline a verificare la piena conformità delle iniziative popolari alle norme internazionali sui diritti umani, prima che vengano sottoposte a votazione.

Circa il diritto a manifestare, AI sottolinea il fatto che dimostrazioni pacifiche non autorizzate sono state interrotte con la forza, segnatamente a Ginevra e Basilea. Fra i rilievi negativi anche i temporanei divieti a dimostrare introdotti in varie città della Svizzera tedesca dall’inizio del conflitto a Gaza, come pure il voto dello scorso marzo con cui, nel canton Zurigo, è stata approvata una norma in base alla quale le manifestazioni dovranno essere sempre soggette ad autorizzazione.

Nel rapporto è anche citata la richiesta, espressa dal Comitato contro la tortura dell’ONU, di compiere rapidi progressi nei lavori in atto al Parlamento sulla definizione di tortura nel codice penale. L’ONG chiede inoltre di istituire in ogni cantone un meccanismo indipendente d’inchiesta e di perseguimento, per le segnalazioni di violenze da parte della polizia e di atti violenti nei confronti di detenuti.

In materia di migrazione AI punta il dito, sulla scia di quanto fatto dalla Corte europea dei diritti umani (CEDU), sulle difficoltà di ricongiungimento famigliare per le persone ammesse in via temporanea in Svizzera. La Confederazione viene inoltre criticata per aver continuato a trasferire richiedenti asilo in Croazia, nonostante le evidenze su rimpatri sommari e gravi carenze del sistema croato d’asilo.

Fra gli aspetti positivi che sono invece indicati nel rapporto l’ONG cita la revisione del codice penale in materia sessuale che ha portato, lo scorso anno, ad una nuova definizione di violenza carnale. Sottolineate infine, sul versante della protezione della sfera privata, le mozioni approvate in alcune città e nel cantone di Basilea-Città per vietare il riconoscimento facciale automatico nei luoghi pubblici.

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