La campagna per la vaccinazione di richiamo contro il Covid-19, in Svizzera, procede più lentamente del previsto: un ritardo avvertono gli esperti, che rischia di pesare sull’evoluzione dell’epidemia.
Da circa una settimana molti cantoni hanno cominciato le somministrazioni alle persone con oltre 65 anni, ma per i più giovani manca ancora il via libera di Swissmedic. L’obbiettivo di offrire a tutti la terza dose già da fine novembre palesato nei giorni scorsi dal presidente della commissione federale per la vaccinazioni, Christoph Berger, si allontana quindi, e questo perché, scrive la Sonntagszeitung, in molti cantoni bisognerà attendere fino all’anno prossimo.
Il motivo non è legato alla mancanza di dosi, ma alla carenza di personale e infrastrutture, in quanto buona parte dei centri di vaccinazione installati in primavera sono nel frattempo stati smantellati. Nel Canton Berna, per esempio, a inizio estate si potevano somministrare fino a 100’000 dosi a settimana, ora invece non si è in grado di garantirne più di 35’000.
Il monito degli esperti
Ritmi troppo lenti secondo l'infettivologo zurighese Huldrych Günthard, intervistato sempre dalla Sonntagszeitung. A suo avviso è inaccettabile che i cantoni si siano fatti trovare impreparati, con il rischio che ci si ritrovi presto nella situazione dell'Austria. Per Günthard la mancanza di personale non può essere quindi una scusa, in caso di necessità - dice - si chiami in soccorso l'esercito o la protezione civile.
Anche il virologo e membro della Task force federale Didier Trono, in un’intervista alla RSI, ha dichiarato che è necessari agire per non finire come l’Austria, dove i ricoveri, anche in terapia intensiva, stanno aumentano, e che quindi “bisogna accelerare con le terze dosi, anche se non sembra ancora essere il caso” in Svizzera.
Un confronto tra Austria e Svizzera
Telegiornale 20.11.2021, 21:00
Ritardi anche in Ticino, ma autorità fiduciose
Anche in Ticino la somministrazione della dose di richiamo procede a rilento rispetto alle aspettative ma le autorità cantonali sono fiduciose di riuscire a offrirla a chi ha più di 65 anni e al personale sanitario entro la fine dell’anno, conferma Paolo Bianchi, direttore della Divisione salute pubblica. Per il resto della popolazione, il Cantone si dice pure pronto ma anche qui si aspetta che la Confederazione raccomandi le terze dosi per tutti.
In Ticino solo la metà degli “over” 75 ha finora ricevuto la dose di richiamo e fra chi ha più di 65 anni la quota è leggermente più bassa, ma le iscrizioni per queste persone sono state aperte solo da pochi giorni, rileva Bianchi, che tuttavia non nasconde un po’ di preoccupazione rispetto al tasso di adesione: “Questo 50% ci interroga: sono molte le informazioni che veicoliamo e anche la vaccinazione di richiamo per gli over 75 è stata promossa insieme all’offensiva vaccinale sul piano federale. Forse c’è un po’ di confusione: bisogna continuare a informare in maniera chiara e l’adesione dovrebbe aumentare”, spiega ai microfoni della RSI.
Le persone che hanno meno di 65 anni e che hanno già ricevuto due dosi di vaccino anti-Covid, in Ticino sono circa 248'000, sottolinea Bianchi, aggiungendo che il Cantone si è sempre fatto trovare pronto e che ora è stato riattivato il dispositivo con i “mini-centri”. Bisogna tuttavia tenere conto che “un fattore determinante è e sarà l’attesa dei sei mesi dalla seconda vaccinazione, che pone una certa necessità di attendere il 2022 per quanto riguarda un’estensione generalizzata (della terza dose, ndr.)”.
Il Ticino potrebbe fare di testa sua e vaccinare senza aspettare le raccomandazioni della Confederazione? “No, le indicazioni sono sempre state seguite ed è opportuno che siano seguite, anche per chiarezze e per la sicurezza dei cittadini”, risponde il responsabile della Divisione salite pubblica.
Radiogiornale delle 12.30 del 21.11.2021: il servizio di Verena Szabo
RSI Info 21.11.2021, 13:53
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