Nuove regole sono in vigore da inizio anno in Svizzera, dopo che la Confederazione ha annunciato a fine novembre l'adozione delle norme applicate a livello europeo. Si applicano nuove altezze massime di volo, limiti di peso e restrizioni geografiche, ma soprattutto i droni vengono divisi in tre categorie. La maggior parte rientra in quella definita "aperta" e i loro piloti, per farli volare, devono avere 12 anni, svolgere una formazione teorica in rete e superare un esame. Fanno eccezione i droni giocattolo. Per i velivoli sopra i 250 g di peso, o anche al di sotto se muniti di telecamera, è scattato l'obbligo di registrazione.
La distinzione, come spiega Damiano Maeder, attivo nel settore, non è tanto fra uso professionale o privato ma al tipo di mezzo utilizzato e all'impiego in vicinanza o meno di persone o folle. Perché questi cambiamenti? Le regole precedenti - meno precise e restrittive - non bastavano per prevenire conflitti con l'aviazione tradizionale? "Già le regole valide fino a fine 2022 miravano a separare i vari tipi di traffico", afferma Antonello Laveglia, portavoce dell'Ufficio federale dell'aviazione civile, "così da evitare situazioni pericolose come quella di una collisione con un elicottero, già verificatasi in Ticino".
"I piloti in generale rispettano le regole, ma si presentano anche regolarmente dei casi in cui ci sono droni che volano dove esistono restrizioni", stando a Laveglia. "Con la formazione obbligatoria vengono aumentare le competenze di base, soprattutto chi vola per svago", spiega. Certo, quel che conta di più alla fine dei conti è la pratica, come sostenuto da Maeder, "ma un esame pratico sarebbe stato più dispendioso, con costi che sarebbero andati a ricadere sul pilota", replica Laveglia, mentre quello teorico ha solo benefici.
La registrazione di apparecchi e piloti, infine, renderà più semplice risalire ai responsabili in caso di incidenti e faciliterà le sanzioni in caso di infrazioni.