Martin Pfister farà il suo ingresso in Governo il 1° aprile, ereditando quasi certamente la guida del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport che sarà fino a fine mese di Viola Amherd. L’Assemblea federale lo ha eletto oggi, mercoledì, al secondo turno di votazioni con 134 preferenze. A Markus Ritter, l’altro candidato ufficiale del Centro, sono andati invece 110 voti. Pfister aveva già sfiorato l’elezione al primo turno, quando gli era mancata una sola scheda.
Ma chi è Martin Pfister? Se lo chiedeva anche la stampa, quando era emersa la sua candidatura in alternativa a quella di Ritter, nell’ultimo giorno concesso dal suo partito, il Centro, per farsi avanti. Il suo nome era infatti ignoto ai più nella cosiddetta “Berna federale”.
Ritter già deputato a Palazzo da più legislature e capo della più forte lobby parlamentare, quella dei contadini, era quindi dato per grande favorito. “La mia non è una candidatura alibi”, aveva insistito Pfister, e lo ha dimostrato nel corso della campagna vittoriosa che lo ha portato a sovvertire i pronostici.
Classe 1963, di Baar, insegnante laureato in storia e in germanistica, Pfister è consigliere di Stato a Zugo dal 2016 e quindi portava quale atout la sua esperienza in un Esecutivo. Nel Governo cantonale ha diretto il dipartimento della sanità, con buon profitto se si considera che nelle elezioni del 2018 e 2022 ha ottenuto il miglior risultato fra tutti i candidati in lizza. Anche da sinistra gli si riconosce di essere un gran lavoratore e un “borghese con una mentalità aperta”, che ha ben saputo gestire il periodo pandemico, ispirando fiducia.
Fra le critiche rivoltegli, quella di “mancare di una visione” di fronte alla politica di “paradiso fiscale” del ricco cantone di Zugo, dove il costo della vita è particolarmente elevato per i meno abbienti. Lui replica ricordando di essere riuscito a mantenere un grande divario fra l’ottima qualità delle cure ospedaliere e premi di cassa malati moderati, anche grazie al fatto che il Cantone ha deciso di assumersi il 99% dei costi delle cure stazionarie.
Dal 2006 al 2016 è stato anche deputato nel Parlamento del suo cantone. Nell’esercito ricopre il grado di colonnello e quindi potrà far valere la sua esperienza maturata nelle forze armate, dove ha comandato un battaglione. È sposato, ha 4 figli adulti ed è nonno di altrettanti nipoti. Fra i suoi hobby accanto alla corsa, alle escursioni e alla lettura (“anche un consigliere federale deve poter leggere un libro”, dice), c’è pure il carnevale. Suona il trombone in una guggen, e proprio al carnevale aveva conosciuto la moglie di origine brasiliana.
Salute permettendo, Pfister ha detto di voler restare in Governo per due legislature, quindi fino al 2032 quando compirà 69 anni. Riguardo all’orientamento della sua politica, in particolare riguardo al DDPS di cui probabilmente assumerà alla guida, si era detto favorevole a una collaborazione con la NATO, ma decisamente contrario a un’adesione.
Con Pfister la Svizzera centrale torna in Governo dopo 22 anni: mancava dalle dimissioni del lucernese Kaspar Villiger nel 2003. Zugo, dal canto suo, non dava più un ministro dall’epoca di Hans Hürlimann, uno dei “sette saggi” dal 1974 al 1982. Anche l’elezione di un candidato che non fosse già parlamentare federale è cosa rara, l’ultimo caso fu quello della grigionese Eveline Widmer-Schlumpf al posto di Christoph Blocher nel 2007. Blocher che è anche il solo consigliere federale nella storia recente ad essere stato eletto in età più avanzata di quella di Pfister oggi.

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