Il vaccino di AstraZeneca è l'unico dei tre sotto contratto della Confederazione che non ha ancora ottenuto l'omologazione da parte di Swissmedic, l'istituto che autorizza i nuovi medicinali. Su di esso però le autorità ripongono molte speranze: per le 5,3 milioni di dosi già riservate, e perché le forniture dei due che già vengono distribuiti - di Moderna e Pfizer - registrano ritardi.
Per questo terzo prodotto la Confederazione attende, oltre a Swissmedic, il via libera dalla commissione nazionale delle vaccinazioni, che non è vincolante, ma è sempre stato seguito. “Non vogliamo mettere in pericolo l'efficacia della campagna vaccinale in corso”, dice ora il suo presidente Christoph Berger. “I dati sull'efficacia del prodotto di AstraZeneca su persone con più di 65 anni sono ancora insufficienti. Per le persone a rischio, al momento, vale la pena usare solo i vaccini già in circolazione.”
Impossibile al momento valutare l'impatto sulla campagna vaccinale di questo contraccolpo: il problema può ancora risolversi in tempi utili. Alla RSI Christoph Berger però fa una dichiarazione poco incoraggiante: “Mancano anche dati relativi alle fasce più giovani: sugli intervalli ideali tra un'iniezione e l'altra. Ma anche sulla sicurezza dei vaccini basati su vettori virali, come quello di Astra, che finora non sono mai stati impiegati su larga scala.”
Il presidente della Commissione federale per le vaccinazioni ci tiene comunque a sottolineare che l'auspicio è di poter consigliare più vaccini possibili. “Ma col massimo di solidità scientifica e trasparenza”. Perché la popolazione va convinta, dal momento che la vaccinazione resta facoltativa.