Quasi tutti i 343'000 frontalieri che lavoravano in Svizzera alla fine del 2020 provenivano da uno dei Paesi limitrofi e lavoravano in un cantone di confine. Di questi ultimi, Ginevra è quello che ne accoglie di più mentre è in Ticino che rappresentano la quota maggiore della forza lavoro: il 29% degli impieghi, a fronte di una media nazionale del 6,7%. A Ginevra sono il 24%, nel Giura il 19%, a Basilea il 18%.
La distribuzione della forza lavoro frontaliera
I dati degli ultimi 25 anni pubblicati oggi, giovedì, dall'Ufficio federale di statistica mostrano come dal 1996 i lavoratori frontalieri nella Confederazione siano raddoppiati, anzi, più che raddoppiati: da 140'000 a 343'000 unità, per effetto di diversi fattori, fra i quali la crescita economica ma anche la libera circolazione delle persone. Dal 1998 a oggi la crescita è stata costante, con un'accelerazione dal 2004, che ha segnato la liberalizzazione del mercato per la categoria.
L'evoluzione del numero di frontalieri dal 1996 al 2020
In numeri assoluti, il principale Paese di provenienza è la Francia (55% del totale), davanti all'Italia (23%) e alla Germania, che ne fornisce meno di un quinto. Austria e Liechtenstein insieme non arrivano al 3%, mentre alcune centinaia vivono in Polonia, Slovacchia e Ungheria.
Più spesso dei residenti, i frontalieri lavorano nell'industria (il 33% di loro, contro il 21% di chi vive nella Confederazione), ma ormai anche in questa categoria il settore terziario è diventato prevalente e rappresenta quasi due terzi dei posti occupati da frontalieri. La quota dell'agricoltura non arriva all'1%.
Notiziario delle 10.00 del 24.06.21
RSI Info 24.06.2021, 12:07
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