La carica virale del coronavirus non cambia significativamente in funzione dell'età delle persone affette da Covid-19. A dirlo è una ricerca dell'Ospedale universitario La Charité di Berlino che segnala come i bambini siano tanto contagiosi quanto gli altri e mette "in guardia da una riapertura illimitata di scuole e asili nella situazione attuale".
Lo studio pubblicato come preprint sul sito della rete di ricerca tedesca Zoonotic e che pertanto non è stato ancora valutato da una rivista accademica, è stato svolto dal team guidato dal professor Christian Drosten. Il direttore dell'Istituto di virologia e i suoi colleghi hanno valutato la carica virale del SARS-COV-2 in base all'età del paziente analizzando i valori di 3’712 pazienti. Non hanno trovato differenze significative e pertanto concludono: "I bambini possono essere contagiosi come gli adulti".
L'affermazione è stata accolta con perplessità da parte del mondo accademico. Alcuni ne contestano il metodo. Altri le conclusioni. Diversi pareri raccolti da Science Media Centre sottolineano invece che, se appare assodato che i bambini hanno un minor rischio di ammalarsi di Covid-19 e che se lo fanno presentano sintomi lievi, il loro ruolo nella diffusione del virus è ancora oggetto di indagine e gli studi non hanno ancora fatto chiarezza.
Una chiarezza che, viene fatto notare tra gli altri dal professor Russell Viner, presidente del Royal College of Paediatrics and Child Health (il corrispettivo britannico della Società svizzera di pediatria), potrà giungere solo con l’analisi dei dati reali di trasmissione basati sul tracciamento dei contatti.
Matthias Egger: non è chiaro in che misura i bambini trasmettano il virus
RG 18.30 del 01.05.20: la corrispondenza di Gian Paolo Driussi
RSI Info 01.05.2020, 20:42
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La ricerca di prove è in atto anche in Svizzera dove si è deciso che la scuola dell’obbligo riprenderà l’11 maggio. Nelle ultime settimane il delegato dell'Ufficio federale della sanità Daniel Koch ha a più riprese dichiarato che il rischio di essere contagiati da un bambino è minimo, riferendosi in particolare a uno studio condotto in Australia - dove le scuole sono rimaste aperte - e pubblicato nel mese di aprile.
Venerdì a Berna la task force scientifica, che assiste le autorità in questa emergenza, in un nuovo documento pubblicato sul suo sito dice che "l'assenza di prove, non è la prova di assenza. E quindi non si può presumere che i bambini non trasmettano il virus". Parole che sembrano in disaccordo con quanto affermato finora, ma, come spiegato dal capo della National COVID-19 Science Task Force Matthias Egger, "non può essere escluso che i bambini, a loro volta, possano trasmettere questo virus. Ma non è chiaro in che misura lo facciano". La medicina, hanno sottolineato gli esperti della Confederazione, non è una scienza esatta.
Daniel Koch: non ci sono pericoli
Il delegato per il Covid-19 Daniel Koch
Ad essere certo che la ripresa delle lezioni in classe non provocherà epidemie è Daniel Koch. "Centrale è il messaggio che vogliamo dare alla popolazione. Lo ripeto, non esiste alcun problema se adesso aprono le scuole. Non ci sarà un'epidemia fra gli scolari. E non ci sono pericoli né per i genitori, né per gli insegnanti", ha affermato il delegato Covid-19.
Per sostenere la propria tesi Koch, in un'intervista rilasciata venerdì ai colleghi di RTS, ha spiegato che "tutti gli studi seri e osservazionali, come quelli condotti in Islanda e in Australia, indicano chiaramente che i bambini sono raramente colpiti dalla malattia e non sono la forza trainante dell'epidemia". E in merito agli studi tedeschi e ginevrini, ha precisato che non riguardano la diffusione del virus. "Quello che si dice è che i bambini malati hanno una carica virale simile a quella degli adulti. Questo non prova che trasmettano la malattia e che la mantengano, anche se ci possono essere ancora delle eccezioni. Per me è ovvio che i bambini senza sintomi non trasmettono la malattia" ha concluso Koch.
Si va a scuola per fare esperienze
Un parere che sembra condiviso anche da Matthias Egger che non ritiene neppure problematico il fatto che in alcuni cantoni si è deciso di riprendere a ranghi completi, mentre la task force consiglia di limitare a 15 il numero degli allievi in classe. "Non rappresenta un grande problema – ha sottolineato -, anzi è positivo che non tutti facciano la stessa cosa in modo da poter imparare sulla base delle esperienze acquisite".