Ticino e Grigioni

"Non ci hanno ascoltato"

Diverse le prese di posizione che criticano la decisione di riaprire le scuole il prossimo 11 maggio

  • 30 aprile 2020, 20:05
  • 22 novembre, 19:27
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CSI 18.00 del 30.04.2020 - Il servizio di Francesca Calcagno

RSI Info 30.04.2020, 20:00

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Di: CSI/YR 

“Si è creato una sorta di mostro giuridico: per 13 giorni effettivi di scuola, visto che si dimezzano le classi, ci sono volute 9 pagine di ordinanza. Sono i Comuni che devono farsi carico della responsabilità di implementare tutte le misure a tutela della sicurezza. La nostra impostazione era molto più praticabile”, afferma Marco Borradori, sindaco di Lugano, nel commentare la decisione del Governo su come riaprire le scuole.

Il Municipio, insieme a quello di Locarno, aveva formulato una proposta per il rientro sui banchi: tornano in sede solo gli alunni dell'ultimo anno di scuola dell'infanzia e di quinta elementare. “Il Dipartimento non ha ascoltato chi la scuola la vive”, ribatte Giuseppe Cotti, capo Dicastero educazione della città di Locarno. I due Comuni valuteranno nei prossimi giorni come allinearsi alle direttive.

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Nel mondo dell'educazione sono in molti a essere scettici sulla possibilità di far funzionare la scuola in sicurezza nelle condizioni dettate dalle autorità. “Non vogliamo essere vettori inconsapevoli di un riacutizzarsi della pandemia”, conferma Roberto Salek, docente e presidente del collegio delle scuole medie di Morbio Inferiore. Una preoccupazione condivisa da molti docenti di diversi istituti che inoltre sottolineano la difficoltà nel gestire l’aspetto didattico in base alle proposte del DECS.

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