REPORTAGE

Il ritorno del nucleare in Svizzera?

La strada per assicurarci elettricità in futuro pareva tracciata: avanti tutta con le rinnovabili - E invece, colpo di scena: il Governo rimette sul tavolo un’opzione che divide, quella dell’energia atomica

  • 22 gennaio, 10:19
  • 25 gennaio, 08:47
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Il ritorno del nucleare?

Falò 21.01.2025, 20:45

Di: Marzio Pescia/Falò 

“Da privata cittadina mi preoccupo della mia bolletta elettrica del futuro e soprattutto della sicurezza dell’approvvigionamento elettrico del paese, perché il problema energetico è grande. La sfida è enorme”.

Annalisa Manera insegna sicurezza nucleare al Politecnico di Zurigo e non crede nella riuscita della strategia energetica che abbiamo scelto e più volte confermato. Basta combustibili fossili e soprattutto basta energia atomica, ufficialmente la Svizzera punta (o sembrava puntare) a un futuro energetico basato su solare, vento e idroelettrico.

“Vogliamo elettrificare il riscaldamento, il trasporto, l’industria. E in più dobbiamo spegnere il nucleare e rimpiazzarlo con qualcos’altro. Ci serviranno più di 50 terawattora (TWh) all’anno da produrre in qualche modo. Questo mi lascia un po’ interdetta, diciamo così”, afferma ai microfoni di Falò.

Elettricità cercasi

Al momento, le quattro centrali atomiche svizzere ancora in funzione (Beznau 1 e 2, Gösgen e Leibstadt) garantiscono circa un terzo dell’elettricità che produciamo. Nel 2017, in occasione del voto sulla strategia energetica 2050, abbiamo però deciso di abbandonare l’atomo.

Beznau 1 e 2 verranno così disattivate tra il 2032 e il 2033. Più avanti, attorno al 2040, si staccheranno dalla rete anche gli ultimi reattori.

La loro produzione dovrà essere compensata soprattutto da elettricità prodotta grazie agli impianti fotovoltaici. Il solare vive effettivamente un momento di grande espansione ma gli obiettivi sono davvero ambiziosi.

A fine 2023 sole e vento producevano circa 5 TWh di elettricità, entro il 2035 dovranno essere 35 TWh. Insomma, per compensare il previsto spegnimento dei reattori nucleari e coprire un fabbisogno di elettricità comunque in crescita, urge un cambio di passo molto significativo.

I dubbi del governo

“È ancora da vedere se il potenziamento delle energie rinnovabili avverrà tanto rapidamente da permettere di sopperire con tempestività alle capacità produttive venute meno e di coprire il fabbisogno elettrico crescente”.

Parole e musica del Consiglio federale, nella nota con la quale comunica la sua intenzione di riaprire al nucleare eliminando il divieto di costruire nuove centrali inserito con il voto del 2017 nella legge sull’energia nucleare.

Come interpretare l’apertura proposta dal governo? Come una specie di assicurazione, nel caso in cui lo sviluppo delle capacità produttiva del solare non si rivelasse sufficientemente rapido?

Oppure come uno stimolo ad accelerare, usando il nucleare come spauracchio per convincere il paese a guardare più positivamente a grandi progetti fotovoltaici o eolici spesso ostacolati o addirittura affossati da ricorsi e opposizioni?

La certezza è che al momento nessuno dei grandi gruppi energetici nazionali appare interessato ad investire realmente nel nucleare. “Non esiste alcun progetto concreto per costruire una nuova centrale atomica in Svizzera”, sottolinea alla RSI Michael Frank, direttore dell’Associazione delle aziende elettriche svizzere.

L’atomo ha ancora senso?

“Ci sono chiari studi che dimostrano che sia dal punto di vista tecnico che da quello economico una Svizzera che si basa unicamente sulle rinnovabili è fattibile”, ci dice per parte sua il consulente energetico Alessio Mina. “In questo tipo di Svizzera difficilmente troveranno spazio nuove centrali nucleari”

Secondo Mina, ad affossare l’atomo è soprattutto il fattore economico: “Sono delle centrali che non posso accedere e spegnere a piacimento, il nucleare non ha questa flessibilità. Pensiamo ai giorni soleggiati durante l’estate: produrrà anche quando l’elettricità sarà in eccesso, operando quindi in perdita”.

Senza contare che i tempi di costruzione di una nuova centrale nucleare in Svizzera vengono stimati in almeno 15-20 anni. Nonostante l’apertura auspicata dal governo, l’atomo sembra dunque fuori gioco. Difficile però anche raggiungere gli obiettivi di produzione necessari solo con le rinnovabili.

E allora? Come produrremo la (molta) elettricità di cui avremo bisogno in un futuro nemmeno molto lontano? La sfida è enorme e le soluzioni paiono tutt’altro che scontate.

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