Sulla scia del "no" del 61,7% del popolo svizzero all'iniziativa “Per la limitazione” dell'UDC, la stampa svizzera in generale riscontra un plebiscito a favore della libera circolazione, indicandolo come uno "schiaffo" e un "fiasco" per il partito, anche perché dei temi in votazione, secondo le indicazioni di voto, i democentristi hanno perso in quattro casi su cinque.
Jet, una vittoria che sa di sconfitta
È però su un altro tema che si sono principalmente concentrati i grandi giornali, in particolare svizzero tedeschi: la risicatissima (50,1%) vittoria del credito per l’acquisto dei nuovi aerei da combattimento. Per il Blick infatti la consigliera federale Viola Amherd deve ora chiedersi se il sostegno all’esercito nella popolazione non si stia erodendo. Anche la Neue Zürcher Zeitung mette “il dito nella piaga” sollevando la necessità di fare un’ampia riflessione sul concetto di sicurezza che vogliamo e possiamo concederci.
Albachiara - La rassegna stampa di Alan Crameri dopo le votazioni federali
RSI Info 28.09.2020, 10:59
Contenuto audio
L’Aargauer Zeitung fa un ulteriore passo sul tema e mette in evidenza come i contrari ora metteranno nel mirino i due caccia statunitensi in corsa per l’acquisto (F/A-18 Super Hornet e F35), in quanto avrebbero una manutenzione molto costosa e che renderebbe dipendenti a lungo termine dagli USA. Anche in termini strategici, per chi ieri si è opposto al credito, sarebbe pertanto meglio affidarsi a uno dei velivoli di produzione europea. A questo proposito il Tages Anzeiger avanza una proposta: legare l’acquisto degli aerei europei alla trattativa sull’accordo quadro con Bruxelles, ottenendo quelle concessioni che servirebbero alla Svizzera per costruire il consenso attorno al testo.
Tra libera circolazione e accordo quadro
La bocciatura dell’iniziativa UDC contro la libera circolazione fa ovviamente le prime pagine in Ticino, con l’altrettanto ticinese presidente democentrista Marco Chiesa in evidenza sia su La Regione sia sul Corriere del Ticino. Il focus non è tanto sul voto favorevole ticinese, che anzi fa registrare un forte calo rispetto alle votazioni precedenti sul tema, quanto sull’ennesima (la quinta) approvazione della via bilaterale con Bruxelles da parte del popolo svizzero. Via bilaterale che rischia però di dover obbligatoriamente passare per l’accordo quadro con l’UE, un accordo già negoziato che ha però ben poche speranze di venire accettato dal parlamento elvetico, sottolinea ad esempio La Regione.
Per Le Temps, il no di oltre il 61% è appunto "un plebiscito per la libera circolazione delle persone" e la conferma che "la via bilaterale è la giusta strategia" con l'Unione Europea. Se questo successo è dovuto ad una "campagna esemplare" con in particolare una forte alleanza tra datori di lavoro e sindacati, è anche quella di una donna: la consigliera federale Karin Keller-Sutter che tanto si è spesa per la campagna contraria all’iniziativa.
Se "il partito di punta del Paese ha ricevuto uno schiaffo sul suo terreno preferito", il risultato di domenica è un "sì condizionato all'Europa", scrive La Liberté. Il Consiglio federale dovrà decidere nelle prossime settimane se firmare o meno l'accordo istituzionale con l'UE, sottolinea il quotidiano friburghese. "Tuttavia, come il tempo, il termometro politico in Svizzera è improvvisamente sceso di qualche grado e il progetto sul tavolo non convince più molti”.
Di fronte a un Unione Europea che non vuole più la via bilaterale, "ma chiede un accordo istituzionale che leghi la Svizzera alle decisioni della Corte di giustizia europea", le trattative si profilano come una "via crucis" per la Svizzera, secondo La Tribune de Genève e 24 Heures.
Anche nella Svizzera tedesca il tenore dei commenti è lo stesso, tra la sonora sconfitta dell’UDC e il futuro incerto con l’accordo quadro. Per il Blick, il primo partito politico del Paese ha vissuto domenica "il più grande fiasco da quando Christoph Blocher è stato espulso dal Consiglio federale nel 2007". "La leadership dell'UDC si è rotta la schiena attaccando la libertà di movimento", aggiunge il Tages-Anzeiger. Questo rifiuto degli svizzeri "dovrebbe dare da pensare al partito: ha unito due dei suoi temi preferiti, l'immigrazione e le relazioni con l'UE, in un'iniziativa popolare, ma non è riuscita nemmeno ad innescare una discussione”.
"In retrospettiva, il "sì" all'iniziativa sull'immigrazione di massa del 2014 sembra essere un intoppo", ha scrive invece il Bund. "Gli svizzeri hanno meno problemi con gli spagnoli, gli europei dell'Est e tutti gli altri cittadini dell'UE che lavorano e vivono qui rispetto a quanto sostiene l'UDC", continua il quotidiano bernese. "La chiara approvazione della libera circolazione delle persone dimostra che il disagio è limitato, sia che si tratti di concorrenza sul posto di lavoro, di espansione urbana o di istituzioni sociali".
Stessa musica dalla NZZ, che definisce il rifiuto dell'iniziativa "una professione di fede" per la via bilaterale. Per il quotidiano zurighese, dopo la parentesi dell'iniziativa contro l'immigrazione di massa accettata nel 2014, la Svizzera ha confermato per l'ennesima volta la libera circolazione delle persone e gli accordi bilaterali con l'UE.
La caccia tra preoccupazioni e “Alpengraben”
Anche la revisione della legge sulla caccia, che voleva tra le altre cose rendere il lupo una specie regolabile pur mantenendola protetta, si è guadagnata diverso spazio sulla stampa, anche per il risultato di misura (51,9%) e per la sua distribuzione geografica, con i Cantoni alpini praticamente tutti schierati per il sì, Ticino compreso.
Per la Neue Zürcher Zeitung però ad emergere non è solo la spaccatura città-campagna o Alpi-pianura, comunque confermata, ma anche “un fossato di preoccupazione” dato dall’approccio federalista che avrebbe trasferito la competenza ad autorizzare l'uccisione di lupi dalla Confederazione ai Cantoni. Per il quotidiano, il risultato di misura richiede un nuovo tentativo di revisione della legge per eliminare le effettive carenze di quella attuale.
Per il Tages-Anzeiger infine in Parlamento la maggioranza conservatrice si era spinta troppo in là, minando l’equilibrio in vigore tra protezione, regolazione e caccia. “Ora l'elettorato ha giustamente richiamato i politici” scrive il quotidiano.