In Svizzera a livello giudiziario le riparazioni morali, i risarcimenti concessi alle vittime di reati (ma anche di incidenti sul lavoro dovuti a inadempienze da parte dei datori di lavoro), sono bassi. Più bassi rispetto alle nazioni vicine. A livello federale esiste una sorta di tabellario, una guida, pubblicata dall’Ufficio federale di giustizia. Da 0 a 5'000 franchi in caso di lesioni fisiche non trascurabili (per esempio fratture ossee o commozioni cerebrali), da 5 a 10'000 franchi per ferite che richiedono un lungo processo di guarigione, da 10 a 50'000 franchi per lesioni che comportano ripercussioni durature o permanenti. E da 50 a 70'000 franchi per lesioni gravissime come – citiamo – “tetraplegia, lesioni cerebrali, perdita di ambedue gli occhi”.
Importi bassi, che possono essere vissuti dalle vittime come un'ulteriore ingiustizia. Una situazione di cui abbiamo parlato con l'avvocato Andrea Lenzin, attivo da anni nel settore del diritto del lavoro e delle costruzioni. E si parte da un paragone con l’Italia: recentemente, vicino a Milano, un operaio ha ottenuto 336'000 euro di risarcimento dopo aver riportato gravi ferite alle mani. In Svizzera, sempre stando al tabellario, avrebbe ottenuto probabilmente 5'000 franchi. Come mai questa differenza? “Questi tabellari – spiega Lenzin - si fondano su un'evoluzione della giurisprudenza. Sono dati empirici che vengono ricostruiti in base alla dottrina”. Dottrina che, appunto, prevede in Svizzera riparazioni inferiori rispetto a diverse altre nazioni europee. “Sì”, conferma Andrea Lenzin. “I tribunali hanno una prassi molto più restrittiva. Probabilmente si arriverebbe a conclusioni simili comparando i dati statistici dei tribunali italiani rispetto a quelli statunitensi, dove notoriamente le indennità per danni immateriali sono estremamente più elevate, perché contengono anche una componente punitiva.”
Convertire il dolore in denaro
Stando ai dati dell'Ufficio federale di statistica in Svizzera in tutto il 2021 il totale delle riparazioni morali e degli indennizzi ha raggiunto quota 4,8 milioni di franchi. Importo che magari negli Stati Uniti verrebbe elargito per un singolo caso. “A parte la questione punitiva – sottolinea l’avvocato - bisogna fare un passo indietro e analizzare il significato del termine torto morale. In qualsiasi caso di RC (responsabilità civile) c'è una parte che riguarda il fattore economico, e quindi il risarcimento del danno puramente economico che deriva dall'infortunio. Poi c'è una parte che invece riguarda il danno immateriale. Il giudice si ritrova a dover convertire, e questo è un aspetto puramente soggettivo, il dolore in denaro. Si tratta di un’operazione che ha molto poco di giuridico e anche molto poco di economico. Spesso dunque le vittime hanno la sensazione di una discrepanza, di un'insufficienza, tra il denaro che viene loro corrisposto e il dolore effettivamente subito. Percezione di inadeguatezza delle indennità che spesso si palesa solo al momento in cui gli importi vengono comunicati”.
Ma questi risarcimenti così bassi che impatto hanno sulle vittime o sui loro familiari quando si parla di superare un lutto o un torto? “Poter paragonare – spiega Lenzin – la nostra prassi con quelle più generose di altri Paesi contribuisce a creare questa sensazione di ingiustizia. Ed è una cosa che come avvocati vediamo tutti i giorni. I clienti ci chiedono quasi sempre perché, per un torto morale, possono ottenere solamente così poco”.
I giudici e la prassi
Ma sono in discussione riforme? Qualcuno ha sollevato il problema dei risarcimenti così bassi? Secondo l’avvocato Lenzin non è facile parlare di riforme. “Proprio perché la base della determinazione di questi risarcimenti non è legale, ma giurisprudenziale. Quello che può cambiare, e che è auspicabile che possa cambiare, è proprio la prassi dei tribunali. Ma questo dipende dal coraggio dei giudici nello scostarsi dai dati empirici”. Dalla prassi.