"Questa strada porta alla dogana, lo vedi? Io di qua sono passato con una 38 dietro al sedile. E mi hanno pure fermato". Siamo al confine tra Como e Chiasso. A indicare il valico è J.S., il 31enne italiano arrestato a Zurigo in dicembre su richiesta della procura antimafia di Reggio Calabria e nei confronti del quale il Tribunale federale ha dato il via libera all'estradizione con una sentenza del 26 aprile.
A bordo dell'auto con lui c'è Marco Ferrentino, boss di un'omonima cosca di 'ndrangheta. La conversazione - che risale al 2015 - è stata intercettata dai magistrati calabresi, nell’ambito dell’operazione Lex, mentre i due stavano entrando in Svizzera. Il riferimento ad una pistola calibro 38, come si legge nelle carte dell’inchiesta, non è casuale. Secondo gli inquirenti, infatti, il 31enne, che era residente a Winterthur, aveva il ruolo di "custode" delle armi della cosca, ed era anche il "referente della 'ndrina in Svizzera".
Mentre era ricercato in Italia, J.S. lavorava come pizzaiolo nel centro di Winterthur, dove viveva con la famiglia e dove – come la RSI ha potuto ricostruire – aveva contatti anche con altre persone che ruotano attorno all’organizzazione criminale calabrese. A cominciare dal boss.
"So che Marco Ferrentino andava spesso in Svizzera e sono a conoscenza del fatto che ultimamente le riunioni tra affiliati appartenenti al sodalizio criminoso facente capo a Marco Ferrentino avvenivano in Svizzera o nel Nord Italia", racconta un pentito ai magistrati calabresi. Sempre il boss della cosca Chindamo-Ferrentino aveva espresso il desiderio di partecipare al matrimonio del fratello di J.S. che si è celebrato in Svizzera nel 2015. Secondo le carte dell'inchiesta, questo fratello, che vive a Zurigo e che non risulta indagato, sarebbe stato complice di pestaggi in Calabria su ordine del boss.
Attualmente, il 31enne si trova in stato di carcerazione in attesa di essere estradato in Italia. A nulla sono valsi i suoi ricorsi al Tribunale penale federale e al Tribunale federale per opporsi alla richiesta della giustizia italiana. Prima i giudici di Bellinzona (lo scorso 29 marzo) e poi quelli del TF hanno deciso di non accogliere il ricorso.
Elena Boromeo
La Testimonianza
L'uomo arrestato lo scorso 4 dicembre a Zurigo con l'accusa di essere il referente di una cosca 'ndranghetista in Svizzera, non avrebbe minacciato solo ristoratori siciliani e calabresi nella Confederazione. Tra le sue vittime ci sono anche persone residenti nel Nord Italia, non lontano dal confine con il Ticino. Abbiamo incontrato un uomo vittima di estorsione da parte di J.S.