Sono oltre 8'000 le vittime di internamenti e collocamenti extrafamiliari - avvenuti in Svizzera fino ai primi anni '80 - che hanno chiesto un risarcimento mentre sta per scadere (sabato 31 marzo) il termine per inoltrare richiesta. Una procedura resa possibile dall'iniziativa popolare cosiddetta "per la riparazione" promossa dalla fondazione Guido Fluri.
Il Parlamento aveva stanziato 300 milioni; ne sono bastati circa 200. Questo nonostante le stime della Confederazione dicano che in Svizzera vivono ancora tra le 12’000 e le 15’000 vittime di collocamenti coatti; molte donne sono state costrette a sottoporsi a una sterilizzazione o ad abortire, migliaia di bambini sono stati dati in adozione contro la volontà delle loro madri o collocati in istituti e costretti a lavorare senza remunerazione.
L'iniziativa popolare per la riparazione era stata lanciata per chiudere questo triste capitolo della storia svizzera e per risarcire le vittime. Ognuna aveva diritto fino a 25'000 franchi; un diritto che non tutti hanno sfruttato. Secondo gli iniziativisti i motivi di questo successo "contenuto" sono diversi: molte vittime nel frattempo sono morte, altre non hanno chiesto il contributo per vergogna o per una sorta di diffidenza ancora molto viva nei confronti dello Stato, infine c'è sicuramente chi non ha chiesto nulla per non riaprire un capitolo durissimo della propria vita.
Il termine per le richieste scade a fine marzo, ma l'Ufficio federale di giustizia prenderà in considerazione tutte le richieste inviate nel fine settimana pasquale, dopodiché il termine non sarà prolungato.
TG/BRav