L’edizione del Tages-Anzeiger di mercoledì 25 ottobre descrive la vicenda di un pensionato, condannato nel 2015 ad una pena pecuniaria perché reo d’aver importunato una commessa, ma assolto lunedì Tribunale distrettuale di Zurigo perché "fissare intensamente qualcuno e sorridergli non è sinonimo di molestie o coercizione".
Dal febbraio del 2015, l’imputato – allora sessantunenne - aveva preso l’abitudine di frequentare quotidianamente l’emporio in cui lavorava la giovane donna di cui si era invaghito, lasciando il negozio solo dopo aver sorriso alla commessa, nel frattempo già fissata con viva attenzione. La questione giuridica sul quale si è chinato il Tribunale era proprio in ordine alla condotta del maturo signore: è stata un reato la sua condotta?
Le attenzioni che avevano infastidito la commessa non erano sfuggite al proprietario del negozio, che vietò allo spasimante di accedervi. La condotta del pensionato proscritto mutò ma non diventò meno imbarazzante: impossibilitato ad entrare nel negozio, prese l’abitudine di fermarsi davanti alle vetrine per cogliere lo sguardo della giovane.
In prima istanza, il procuratore condannò l'uomo a una pena pecuniaria, sospesa con la condizionale, di 30 aliquote giornaliere da 30 franchi e una multa di 200 franchi. Ricorrendo conto questa pena, l’avvocato dell’imputato ha difeso il suo cliente davanti al Tribunale zurighese, sostenendo che non è stato autore di nessuna molestia; che potrà sembrare strano porgere ad una diciottenne un biglietto di visita ma "non ha molestato, non ha toccato, né forzato nessuno; non le ha neppure mandato alcun sms".
Assolto l’anziano perché non sussistono le condizioni per definire "coercizione", la Corte ne ha tuttavia stigmatizzato il comportamento ritenuto e affine all’azione di uno stalker. Il diritto svizzero non prevede il reato di stalking, sicché il Tribunale ha ingiunto all’imputato di non più avvicinarsi alla commessa.
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RG 08.00 del 26.10.2016 - Il servizio di Camilla Mainardi
RSI Info 26.10.2016, 12:33
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