Svizzera

"La Svizzera deve fare la sua parte"

Intervista al consigliere federale Ignazio Cassis dopo l'annuncio del potenziamento del sostegno economico all'Ucraina da parte della Confederazione

  • 13 aprile 2023, 18:43
  • 24 giugno 2023, 06:38
02:16

L'intervista a Ignazio Cassis

Telegiornale 13.04.2023, 20:00

  • Reuters
Di: SEIDISERA/ATS/Red.MM 

Entro il 2028 la Svizzera metterà a disposizione dell'Ucraina un altro miliardo e mezzo di franchi, che si aggiunge ai 300 milioni previsti per questo e il prossimo anno. Lo ha annunciato nelle scorse ore a Washington il consigliere federale Ignazio Cassis, intervenuto alla terza conferenza ministeriale della Banca Mondiale sugli aiuti al Paese in guerra.

"È stata una decisione coraggiosa del Consiglio federale che dimostra che la Svizzera vuole continuare a impegnarsi nella ricostruzione dell'Ucraina" ha detto il consigliere federale in un'intervista rilasciata, giovedì, alla RSI.

"Con questo nuovo apporto di 1,8 miliardi si comincia a mettere il fondo di un progetto che deve essere immaginato come un progetto intergenerazionale su vent'anni con più miliardi di franchi che saranno messi a disposizione dalla Svizzera. In questo momento i costi diretti per la ricostruzione dell'Ucraina sono stati valutati dalla Banca mondiale a poco più di 400 miliardi, da altri a cifre più elevate. La Svizzera dovrà quindi fare la sua parte, per essere solidale e per essere riconosciuta dagli altri Stati del pianeta come un attore importante e di conseguenza essere riconosciuta anche come Paese neutro, con i suoi valori, e con il suo bisogno di sicurezza e prosperità".

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Cassis a Washington

SEIDISERA 13.04.2023, 18:20

La Svizzera è stata criticata per la gestione dei fondi russi nella banche elvetiche. L'annuncio di un aumento del contributo all'Ucraina era un modo per smorzare le critiche?
"No, è una via che abbiamo voluto seguire dall'inizio: quella di contribuire in modo attivo alla ricostruzione dell'Ucraina e di giocare un ruolo importante. Il nostro desiderio di poter contribuire a questa piattaforma di coordinazione che, almeno in questa prima fase, è situata presso l'Unione europea a Bruxelles, ma che coinvolge Washington e Kiev. E anche lì vorremmo essere attivi. Dare dei soldi è una cosa, ma bisogna anche dare una perizia tecnica e politica. E la Svizzera ha molte capacità da questo punto di vista. La questione dei fondi russi bloccati in Svizzera a causa delle persone sanzionate non si risolverà facilmente presto, ma durerà anni perché i fondi resteranno bloccati a lungo e compete alla comunità internazionale vedere quali prossimi passi vogliamo fare, nel rispetto dei principi di diritto, a partire dalla Carta dei diritti umani".

Lei qui a Washington ha incontrato il premier ucraino Denys Shmyhal che al Pentagono proprio ieri ha richiesto nuovamente l'invio di jet caccia militari e missili a lunga gittata. Lei cosa ne pensa di queste richieste? Non c'è il rischio di un'escalation davvero senza ritorno?
"È un dilemma nel quale la comunità internazionale si trova. Da un lato questa guerra è diventata una guerra tra visioni diverse di sviluppo del mondo: la visione occidentale basata sulle democrazie e una visione invece russa, basata piuttosto sulle autarchie e quindi su un modello di società diverso. Se l'Ucraina non riuscisse a respingere le truppe russe al di fuori dei propri confini e quindi a dimostrare che la democrazia può vincere, la paura è che tutto questo discorso tra democrazia e autarchia continui a proseguire su altri Stati e con altre guerre. Purtroppo l'Ucraina in questo momento offre il terreno di battaglia e mette a disposizione uomini che muoiono. Questo evidentemente crea un problema di coscienza in tutti ma la realtà è molto dura e occorre affrontarla. Capisco perfettamente che il primo ministro Denys Shmyhal faccia questa richiesta alla comunità internazionale perché è la sola possibilità che ha per l'Ucraina per restare libera".

"Ci vuole uno sforzo particolare"

Per la pace in Ucraina ci vuole finalmente uno sforzo particolare. Lo ha affermato giovedì il consigliere federale Ignazio Cassis in una conferenza stampa a margine degli incontri di primavera della Banca Mondiale a Washington. La ricostruzione dell'Ucraina non sarà facile e richiederà molto tempo, ha dichiarato il ministro degli esteri. "La Banca Mondiale deve compiere uno sforzo di dimensioni simili a quelle della creazione della Banca dopo la Seconda Guerra Mondiale".

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