Un importante capitolo della storia dell’industria tessile elvetica sta per chiudersi a Herisau, nell’Appenzello Esterno: entro l’estate cesserà infatti l’attività la Cilander, azienda fondata nel 1814. Si tratta di un nuovo segnale d’allarme per un settore messo in ginocchio dall’aumento dei costi e dal drastico calo degli ordini.
Nella fabbrica di Herisau viene effettuato il finissaggio di tessuti provenienti dall’estero per l’industria dell’abbigliamento, della salute, della mobilità e dell’arredamento. Prodotti di elevata qualità, esportati in ottanta paesi. “Produciamo sicuramente il miglior tessuto per camicie al mondo, si possono lavare trenta volte senza che perdano la loro forma. La realtà è che i consumatori finali non se ne rendono più conto. Parlano molto di sostenibilità, ma non sono disposti a farsi carico degli oneri correlati, cosa che è assolutamente indispensabile” afferma Burghard Schneider, CEO Cilander.
Nel frattempo nubi sempre più cupe s’addensano sul settore tessile nella Svizzera orientale. Nonostante la continua innovazione, la domanda crolla. Una situazione da ricondurre “alla crisi pandemica, alla guerra in Ucraina, al costo dell’energia e ai prezzi elevati delle materie prime” spiega Cornelia Bickert, responsabile settore industria Syna.
Sono 190 le persone impiegate alla Cilander. “Almeno 160 stanno cercando un nuovo lavoro. Ma non li vediamo più in questo settore, né in Svizzera né nelle regioni limitrofe, dove l’industria tessile semplicemente è già scomparsa o è in agonia” dice ancora Schneider. Operai, tecnici, impiegati e persino manager sono supportati da una task force aziendale nella ricerca di una nuova occupazione.