Un paziente con le difese immunitarie indebolite è guarito dal Covid-19 grazie al plasma convalescente. Lo ha annunciato giovedì l'Ospedale universitario di Losanna. L'uomo è un 74enne che era stato sottoposto una chemioterapia. Lo scorso marzo aveva contratto il virus e e poi era risultato positivo a vari test effettuati nei due mesi successivi. Il suo stato di salute peggiorava di giorno in giorno. Da qui la decisione di fare un tentativo con il plasma convalescente, donato cioè da persone guarite dal COVID-19 e che hanno quindi sviluppato gli anticorpi contro la malattia. Quattro cicli di trasfusione gli sono stati fatti nell'arco di poco più di un mese.
Ma si può dunque dire che esiste una cura contro questo virus? Le spiegazioni di David Gachoud, medico del CHUV che ha seguito la ricerca.
"Questo caso ci permette di concludere che nelle persone immunosoppresse funziona, che è efficace, che gli anticorpi somministrati neutralizzano il virus. Ma non solo. Va anche sottolineata l'evoluzione clinica. A una settimana dall'inizio del trattamento il nostro paziente stava già meglio, ha subito iniziato a riprendere peso e a respirare meglio".
È una cura che funziona solo in casi specifici dunque?
"Un paziente con un sistema immunitario per così dire normale, produce anticorpi dopo 5-10 giorni. Aggiungere anticorpi da un donatore non ha senso per come si sviluppa la malattia: in un primo tempo, nei primi giorni, si manifestano i sintomi che conosciamo, in un secondo tempo, al settimo-decimo giorno, lo stato si aggrava. In studi fatti in Italia, negli Stati Uniti, nei Paesi Bassi si è provato a somministrare plasma a tutti i malati, ma non si è potuto concludere che c'è un vantaggio significativo. La cosa che finora non è stata dimostrata è la seguente: si otterrebbe un risultato somministrando molto presto il plasma convalescente?"
Una ricerca che forse non è nemmeno realizzabile, perché è impensabile proporre un plasma convalescente compatibile a tutte le persone che presentano banali sintomi.