Il Tribunale federale pone dei limiti ai contatori. Questi possono sì registrare dati utili alla fatturazione, perché ritenuti necessari, ma non possono memorizzare informazioni orarie relative al consumo di acqua.
Una sentenza pubblicata oggi, lunedì, pone una protezione in più alla privacy dei cittadini in Svizzera. La vicenda risale all’ottobre 2017, quando il comune di Auenstein, nel canton Argovia, decise di sostituire i contatori d'acqua convenzionali con dei dispositivi leggibili elettronicamente, in grado di misurare il consumo di acqua e di corrente e memorizzare i relativi dati per 252 giorni. Tali valori, criptati, sono leggibili a distanza da un “device” protetto da password e l’incaricato alla lettura dell’apparecchio deve semplicemente guidare attraverso un quartiere per ricevere i dati sul suo dispositivo.
Tuttavia, l’incaricato argoviese alla protezione dei dati, chiamato in causa nel settembre 2018, consigliò al comune d’installare a spese dell’azienda acqua potabile dei contatori dell’acqua meccanici o elettronici con modulo radio disattivato o con impostazioni di privacy predefinite. Ciò però non avvenne e il giudice di prima istanza ritenne che le preoccupazioni del ricorrente non fossero condivisibili, ma il Tribunale federale ha ribaltato tale orientamento.
I magistrati di Mon Repos ricordano infatti che ogni persona ha diritto alla protezione dall'uso improprio dei propri dati personali, indipendentemente da quanto queste informazioni siano sensibili. E nel caso in questione, visto che il ricorrente vive in una casa unifamiliare; i dati registrati si possono considerare come dettagli personali. Così, la sentenza della giustizia argoviese è stata annullata e la questione torna in comune ad Auenstein per essere riesaminata.