Circa una donna su dieci in età fertile soffre di endometriosi, spesso senza esserne consapevole. In Svizzera, coinvolge circa 190’000-280’000 donne. Nonostante sia una patologia diffusa, questa malattia ginecologica dolorosa e cronica è ancora oggi fraintesa e sottovalutata, rendendo la diagnosi molto difficile.
“Ci ho messo tanto tempo a scoprire di averla. I primi problemi sono iniziati a 15 anni e sono continuati fino ai 38. Avevo dolori fortissimi durante il ciclo e un flusso molto abbondante”, racconta all’inserto del Telegiornale Il Faro Monia Picariello Crivelli, che ha avuto un iter lungo e doloroso prima di diagnosticare questa malattia.
Diagnosi difficili e tempi lunghi
Uno dei problemi principali dell’endometriosi è la difficoltà nella diagnosi. In media, si parla di un percorso lungo dai 7 ai 10 anni prima che una paziente ottenga una risposta definitiva. Perché è così difficile riconoscerla?
“La malattia è conosciuta da tempo, ma sottovalutata in quanto benigna. Molte pazienti ci mettono anni o decenni ad arrivare a una situazione difficile da gestire,” afferma il dottor Christian Polli, ginecologo e responsabile del Centro Endometriosi dell’ospedale Civico di Lugano.
“Il primo sintomo principale è il dolore mestruale molto intenso, che nel tempo può diventare invalidante. Può portare anche a cambiamenti nella vita quotidiana, familiare e di coppia. La malattia può estendersi ad altri organi vicini all’utero, rendendo la diagnosi ancora più complessa”.
Endometriosi
La consulenza 23.10.2023, 12:50
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Endometriosi e fertilità
Molte donne convivono con dolori lancinanti durante il ciclo e scoprono di avere l’endometriosi solo quando cercano di rimanere incinte. “L’infertilità è un altro problema legato all’endometriosi, con un aumento della ricerca della causalità”, sottolinea il dottor Polli.
“L’impatto sulla fertilità è variabile. Nelle fasi iniziali della malattia, una paziente giovane può comunque riuscire a concepire. La diagnosi di endometriosi non significa infertilità totale, ma dipende dallo stadio della malattia e dalla sua progressione”.
Esistono test diagnostici?
Attualmente esiste un test sul mercato da circa due anni, ma il suo utilizzo è ancora limitato. “Non viene impiegato come screening generale perché è costoso e complesso. La diagnosi si basa soprattutto sulla storia clinica della paziente, supportata da esami clinici e radiologici”, aggiunge il dottor Polli.
Monia racconta come ha scoperto di avere l’endometriosi: “Mi dicevano che era normale stare male, che dovevo sopportare. Prendevo molti antidolorifici e antinfiammatori per poter lavorare. Poi, quando ho provato a rimanere incinta senza successo, ho iniziato a fare degli esami. Una mia amica mi ha parlato della malattia e mi sono rivolta al dottor Polli, che ha confermato la diagnosi”.
Un problema medico e sociale
L’endometriosi è stata a lungo fraintesa per ragioni sociali e culturali. Molte donne convivono con dolori lancinanti, senza sapere che non è normale soffrire così durante il ciclo mestruale. “Il dolore dovrebbe essere gestibile e limitato nel tempo. Se peggiora nel corso degli anni e impedisce di svolgere normali attività quotidiane, bisogna indagare”, sottolinea il dottor Polli.
La scorsa settimana, in occasione della Giornata mondiale di sensibilizzazione all’endometriosi, a Losanna si è tenuta una manifestazione per chiedere maggiore riconoscimento per questa malattia, che ha anche un impatto lavorativo e sociale.
L’endometriosi
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Monia oggi è diventata una sorta di attivista: “Ho trovato finalmente una risposta al mio problema dopo anni di sofferenza. Ora voglio aiutare altre donne a non sentirsi sole, a cercare aiuto e a non sottovalutare i sintomi”.
Perché in fondo parlarne è il primo passo per migliorare la vita di tante donne: l’endometriosi non deve essere più un tabù.
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