Non è la rabbia degli agricoltori francesi, che insoddisfatti delle prime promesse del primo ministro Gabriel Attal minacciano di assediare Parigi con i trattori lunedì. E nemmeno, ancora, la contestazione in atto in altri Paesi. Ma anche in Svizzera il mondo contadino comincia a insorgere con azioni di protesta. In particolare in Romandia, dove cartelloni sono apparsi vicino a molte fattorie: “On marche sur la tête”, è il messaggio ricorrente a rappresentare un mondo che non va per il verso giusto. E a testa in giù vengono girati anche i cartelli con i nomi delle località. Secondo RTS, ce ne sono circa 200 capovolti attualmente in Romandia.
“Io esprimo così le difficoltà del nostro settore in Svizzera. Gli agricoltori soffrono, e dobbiamo essere aiutati perché non ce la facciamo più”, dice una di loro. I prezzi pagati per la loro produzione sono considerati insufficienti per garantire un reddito dignitoso.
Tutto è partito da Arnaud Rochat, un giovane agricoltore vodese che ha creato su Facebook il gruppo “La révolte agricole suisse”. “2’100 user ci seguono in soli 3 giorni. Sono tanti, questo prova che ci sono molte persone con i nostri problemi”, afferma. La protesta, almeno per il momento, è del tutto pacifica. “Non vogliamo disturbare l’ordine pubblico”, dice dal canto suo Vincent Boillat, vicepresidente di AgriJura.