Jeannette Zürcher possiede un'azienda agricola con il marito. Lavora nei campi, ma la sua attività principale sono i lavori domestici, di cui si è sempre occupata, così come dell'accudimento dei figli. Una realtà comune a molte donne contadine, della cui associazione svizzera Jeannette Zürcher è vice presidente. I rischi legati a questa attività sono infatti conosciuti: si parla di oltre 30'000 contadine che svolgono attività nelle aziende agricole famigliari senza venire remunerate: in caso di separazione o vedovanza succede che queste donne si trovino in enormi difficoltà.
"In Svizzera tra i contadini la ripartizione dei ruoli tra i sessi – spiega Zürcher ai microfoni RSI – è ancora prevalentemente tradizionale. I rischi per le donne sono legati ai casi di divorzio, separazione o incidente con successiva invalidità. Se non ha ricevuto uno stipendio risulta come senza occupazione e ha quindi meno diritti a pensioni e rendite AI." Importante è quindi la formazione. Nella svizzera tedesca sono due: quella di agricoltore, per entrambi i sessi, e quella di contadina, pensato per le donne.
Tra i diversi moduli, tra cui anche l’igiene della casa, ci sono anche quelli di moduli di diritto, economia aziendale, contabilità e quello molto importante proprio sulla copertura sociale e assicurativa delle contadine.
In fondo, però, dovrebbero essere anche gli uomini a dover seguire la stessa formazione per essere sicuri di condividere tutte le responsabilità. "L'ideale sarebbe soprattutto un corso di diritto uguale per tutti – spiega la responsabile della formazione alla scuola per contadine di Winterthur Johanna Eva Schaufelberger –, allo stesso momento e dato dallo stesso insegnante, ma al momento non è così, le lezioni si svolgono separatamente ma credo che le cose in futuro andranno in questa direzione."
Centrali restano intanto l'informazione, perché le possibilità per proteggersi ci sono, e il fatto che la donna riceva un salario per il lavoro svolto in azienda. "Altrimenti non hanno nemmeno il diritto di ricevere l'assicurazione maternità. Sarebbe logico che tutte ricevano uno stipendio, o che si registrino come lavoratrici indipendenti" conclude ancora Jeannette Zürcher.