"Opere del genere possono sempre rappresentare un pericolo. Sono giganti dormienti e quando si verificano eventi estremi, come una piena, la situazione può rapidamente diventare incontrollabile". Roger Bremen, ingegnere della Lombardi SA e membro della commissione tecnica di Swiss Dams, il comitato svizzero sulle dighe, commenta così le notizie che giungono dagli Stati Uniti, dove centinaia di migliaia di persone sono state sfollate a seguito del possibile collasso dello sfioratore di emergenza della diga di Oroville, nel nord della California.
Piani di emergenza dettagliati
Difficile per lui, che non dispone di informazioni aggiuntive rispetto a quelle fornite dai media internazionali, stabilire il rischio effettivo di crollo dello sbarramento, che con i suoi 230 metri è il più alto di tutto il paese. Quello che tuttavia sembra ormai certo è che “danni strutturali ce ne sono, ma la situazione non è il preludio di un crollo imminente”. Ma allora per quale motivo sono state evacuate circa 200'000 persone? “Il fatto – spiega Bremen, da noi raggiunto – è che ovunque nel mondo sono stati definiti piani di emergenza. Una volta si informava meno, oggi invece le procedure di allerta sono più dettagliate e strutturate”.
L’impianto di Oroville non funziona come dovrebbe e quindi, anche se non vi è un rischio imminente per la vita delle persone, “la popolazione è stata giustamente allertata in quanto ci troviamo di fronte ad una situazione anomala”.
Oroville, le impressionanti immagini dell'emergenza
E in Svizzera?
Situazioni del genere possono verificarsi anche in Svizzera, dove molte dighe, al pari di quella di Oroville, sono state costruite negli anni Sessanta? “Eventi di piena fuori dall’ordinario possono verificarsi ovunque – afferma Bremen – . Da noi, la sicurezza delle dighe viene trattata con metodi simili alla sicurezza delle centrali nucleari: a scadenza regolare vi sono controlli e, soprattutto sulle opere costruite nei decenni passati, sono già stati eseguiti interventi di adattamento ai nuovi standard di sicurezza. In ogni caso, in Svizzera vi sono piani di emergenza. Che in futuro vi siano allarmi è forse improbabile, ma non da escludere”.
Ludovico Camposampiero