Lingue moderne, sociologia, storia: le università svizzere registrano un forte calo degli iscritti nelle materie umane e sociali. Dopo il boom di adesioni in questi ambiti, da una decina di anni si assiste a un’inversione di tendenza. Un problema che si ripercuote anche sui finanziamenti alle facoltà: meno iscritti significa meno soldi. E allora ecco che i responsabili intendono lanciare una campagna per far tornare appetibili questi percorsi.
Il crollo maggiore tocca le lingue moderne europee, con un numero di iscritti dimezzatosi. Ma si registra anche un calo del 20% per storia, lavoro sociale, etnologia, e non sono risparmiate nemmeno politologia o scienze della comunicazione.
I dati sono stati raccolti dall’Accademia svizzera delle scienze umane e sociali, per la quale c’è un problema di percezione nella società. “Per esempio, quello che vede queste materie prive di prospettive lavorative”, afferma Beat Immenhauser, segretario generale dell’Accademia. Gli studi - secondo Immenhauser - dicono che entro un anno i laureati trovano un impiego.
Oltre alla questione di percezione, le università devono far fronte alla concorrenza di politecnici e scuole universitarie professionali, così come alla forte promozione voluta dalla politica delle cosiddette materie MINT (matematica, informatica, scienze naturali e tecniche).
Quest’anno il Parlamento deciderà l’assegnazione dei fondi per la ricerca per i prossimi anni: per le università è tempo di agire prima dell’inizio del nuovo anno accademico.