Un impatto con dei volatili (un cosiddetto bird strike) potrebbe essere la causa alla base dello schianto di un aereo della pattuglia acrobatica italiana delle Frecce Tricolori. L’incidente è avvenuto lo scorso sabato nelle vicinanze dell’aeroporto torinese Caselle e ha coinvolto una vettura con a bordo una famiglia, provocando la morte di una bambina di cinque anni e il ferimento di tre persone.
Stavolta si è trattato di un velivolo dell’aeronautica militare. Ma quello del bird strike (e più in generale del wildlife strike, cioè l’impatto tra un aereo e un animale) è un fenomeno imprevedibile che interessa tutta l’aviazione, inclusa quella civile. Ed è in aumento in tutto il mondo, principalmente a causa dell’incremento del traffico aereo, come pure della crescita di molte popolazioni di animali selvatici.
Secondo dati riportati in un recente rapporto dell’Ente nazionale italiano per l’aviazione civile, dall’inizio dei rilevamenti in tutto il mondo il wildlife strike ha fatto 724 vittime e ha causato la distruzione di 587 aerei, sia civili sia militari. Negli Stati Uniti, dove da oltre trent’anni l’Amministrazione federale dell’aviazione (FAA) tiene un registro dei bird strike, nel solo 2022 sono stati constatati circa 17’000 episodi.
Sempre nel 2022, sono stati registrati 200 bird strike che hanno coinvolto dei velivoli Swiss, come ci fa sapere una portavoce della compagnia aerea. “Nei primi otto mesi di quest’anno - aggiunge - sono stati circa 150”.
Piccoli predatori a spasso per l’aeroporto di Zurigo
Gli aeroporti mettono dunque in campo tutti gli strumenti disponibili per limitare la presenza di volatili nelle vicinanze delle piste con l’obiettivo di ridurre al minimo il rischio di impatto con i velivoli. È quanto avviene anche allo scalo di Zurigo-Kloten, dove si punta in particolare sulla “collaborazione” di piccoli predatori.
Nell’area dell’aeroporto viene infatti promossa la presenza di volpi e donnole, animali che si nutrono di topolini di campagna e altri piccoli mammiferi, “riducendo così la disponibilità di cibo per gli uccelli rapaci”, come ci spiega Jasmin Bodmer-Breu, portavoce di Flughafen Zürich.
Una donnola
Tane artificiali e nutrimento self-service
Per favorire la permanenza e la riproduzione delle famiglie di volpi, sono state create due tane artificiali. Le donnole, la cui introduzione rientra in un progetto avviato undici anni fa, trovano invece riparo grazie a 72 mucchi di rami allestiti negli spazi verdi dello scalo aeroportuale.
Mucchi di rami che forniscono riparo alle donnole
A lato della pista 16/34, spiega ancora Bodmer-Breu, è inoltre stata installata una recinzione alta quaranta centimetri, “lungo la quale sono presenti trappole per topi vivi, che le volpi possono aprire e svuotare con il muso e le zampe”.
Una recinzione e trappole per topi lungo la pista 16/34
A Kloten i volatili sono tenuti sotto controllo anche attraverso la gestione dell’habitat, che comprende misure come la manutenzione dei prati e la regolazione della presenza di acqua. In questo modo la zona viene resa meno attrattiva per gli uccelli. Nell’ambito di pattugliamenti, i volatili vengono inoltre spaventati con dei segnali acustici.
Dai cani ai droni
A livello globale, una delle principali soluzioni impiegate per tenere lontani gli uccelli sono dei cannoni ad aria compressa. Altri scali hanno adottato o tentato soluzioni più “creative”: a Salt Lake City, nello Utah, erano per esempio stati introdotti dei maiali che mangiavano le uova di gabbiano, mentre a Fort Myers, in Florida, un cane border collie ha il compito di spaventare aironi e garzette. Altrove, come per esempio in Italia o in Messico, si contano strutture che affidano il controllo dei volatili ai falconieri.
Un’azienda olandese ha invece creato un drone con le sembianze di un uccello predatore, che è pensato non soltanto per gli aeroporti ma anche per un impiego nel settore agricolo e nelle discariche.
Un drone con le sembianze di un rapace
Il primo bird strike nel 1905
Il primo bird strike? Risale al 1905, secondo quanto registrato nei diari dei fratelli Wright, i pionieri del volo. All’epoca Orville (il più giovane dei due) effettuò un volo di 4’751 metri in quattro minuti e 45 secondi, durante il quale seguì anche uno stormo di uccelli: “Ne uccise uno” si legge nel diario.
Lo scorso 9 settembre, un bird strike ha invece interessato un Boeing 777 della Swiss all’aeroporto O’Hare di Chicago: l’aereo era stato colpito da uno stormo di uccelli durante la fase di decollo. La manovra era pertanto stata interrotta per consentire un’ispezione approfondita dell’aereo.
Nell’Hudson 208 secondi dopo il bird strike
Uno dei bird strike più noti avvenuti in tempi recenti è quello che, il 15 gennaio del 2009, costrinse il comandante Chesley Sullenberger (meglio noto come Sully) a effettuare un ammaraggio nel fiume Hudson, a New York. Si trattava del volo US Airways 1549 con a bordo 150 passeggeri e cinque membri dell’equipaggio.
Pochissimi minuti dopo il decollo, avvenuto alle 15.24 dall’aeroporto newyorkese de LaGuardia, l’impatto con uno stormo di volatili danneggiò entrambi i motori del velivolo.
Entrambi i motori del volo US Airways 1549 furono danneggiati da un bird strike
Il comandante non ebbe altra scelta: non era possibile il rientro a LaGuardia, tanto meno effettuare un atterraggio d’emergenza in un altro aeroporto, a causa delle distanze eccessive. Sullenberger decise allora di planare sulle acque del fiume Hudson, dove circa sei minuti dopo il decollo (e 208 secondi dopo il bird strike) a circa 240 chilometri orari avvenne l’ammaraggio. Tutte le 155 persone che si trovavano sull’aereo furono tratte in salvo.
SEIDISERA del 17.09.2023: L’intervista all’esperto di aviazione Andrea Artoni
RSI Info 20.09.2023, 11:52
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