Per intervenire in maniera veloce, è importante che anche la condivisione di informazioni sia rapida. Sul tavolo della Conferenza dei comandanti e delle comandanti delle polizie cantonali svizzere (CCPCS), c’è infatti il progetto che riguarda lo scambio automatico delle informazioni tra le autorità di diversi cantoni. A presiedere la Conferenza per i prossimi tre anni, sarà il comandante della polizia cantonale ticinese Matteo Cocchi, che parla ai microfoni della RSI anche della violenza dentro e fuori gli stadi.
Le polizie già comunicano tra loro, quale cambiamento si cerca?
“Per casi gravi, legati per esempio alle infiltrazioni, alla criminalità organizzata o a furti seriali, uno scambio automatico di informazioni permetterebbe ai team di inquirenti di essere più celeri. È una procedura che ora passa anche dai vari Ministeri pubblici, quindi si parla anche di una rogatoria intercantonale”.
C’è chi però pone dei quesiti sulla privacy, come gli incaricati cantonali per la protezione dei dati.
“L’obiettivo è quello di andare alla ricerca di problematiche gravi che toccano più cantoni. I casi bagatella non sono il tema di questo scambio automatico”.
Però o ci si affida alla buona fede degli inquirenti o si limita la ricerca a livello informatico, che però rischia di essere dispendiosa.
“Bisogna mettersi delle regole, sicuramente. Però bisogna anche dire che gli agenti sono formati e anche ad oggi a un agente di polizia non è permesso accedere liberamente alle banche dati. Andrebbe contro l’etica e la sua professionalità”.
La base legale c’è per lo scambio di queste informazioni?
“Le basi legali delle polizie a livello svizzero non sono tutte uguali. In Ticino la possibilità c’è e sui tavoli del Parlamento e delle commissioni c’è la proposta per la nuova legge di polizia per migliorare questa situazione”.
Un altro tema è la violenza dentro e fuori gli stadi. Con il progetto Progresso, a tratti sta succedendo quello che si temeva: la violenza si è solo spostata all’esterno o in altre aree degli stadi.
“Questi casi riguardano il calcio. Progresso è un progetto che ha portato già alcuni frutti. È voluto dalla politica e sostenuto dalle polizie e se possibile adatteremo il sistema”.
Ci sono ancora dei tabù, come l’uso delle videocamere o il controllo dell’identità. Bisogna arrivare a questo punto?
“È un elemento che si può introdurre. In altre nazioni esiste. Il biglietto nominale c’è anche per andare a teatro. È qualcosa che potrebbe arrivare se non si riesce a trovare armonia tra tutti”.