Il Consiglio federale la ritiene una legge efficace e al passo con i tempi, mentre i cantoni alpini sostengono sia lacunosa e complicata: è la cosiddetta Lex Weber, la legge sulle abitazioni secondarie, i cui effetti sono stati analizzati per la prima volta dalla sua entrata in vigore, nel 2013.
Il Governo non ritiene dunque che siano necessari adeguamenti particolari, ma i la conferenza dei cantoni alpini è di tutt’altro avviso. “È una legge complicata e formulata male, con più domande che risposte”, spiega ai nostri microfoni il consigliere di Stato grigionese Marcus Caduff, secondo cui andrebbe considerato meglio lo sviluppo economico regionale: “Per lo sviluppo turistico delle regioni una revisione sarebbe necessaria, perché la legge come è oggi impedisce di reagire al mercato turistico, soprattutto quello legato agli alberghi”.
Anche in riferimento alla pandemia, i cantoni alpini sono delusi dall'analisi effettuata dalla Confederazione, che oltre ad essere giunta tardivamente, non tiene conto degli effetti della crisi sulle regioni di montagna. “Stiamo valutando se instradare una revisione della legge”, aggiunge Caduff.
Alcuni comuni di montagna hanno tuttavia approfittato della mancanza di chiarezza denunciata dalla conferenza per aggirare la “lex Weber”, come per esempio le residenze secondarie consacrate al turismo ma in realtà usate come case di proprietà. Caduff tuttavia spiega che “non è nell’interesse dei cantoni di giocare con questa mancanza di chiarezza e aggirare la legge, abbiamo invece anche noi l’interesse di evitare la speculazione, però è vero ci sono state persone che provato ad interpretare questa norma diversamente dal suo scopo”.