"Il passaporto elettronico non deve finire nelle mani di aziende private": è il messaggio del comitato referendario contro la legge sul cosiddetto e-id, posta in votazione popolare il 7 marzo 2021. Gli oppositori del testo – associazioni come Società digitale e Public Beta, rappresentanti di PS, Verdi, Verdi liberali e PLR e Associazione Svizzera degli anziani - hanno presentato le loro ragioni in conferenza stampa oggi, lunedì, a Berna.
Il comitato chiede che la gestione dell'identità elettronica e dei dati sensibili in essa contenuti rimanga - come quella cartacea - interamente in mano pubblica e non ritengono sufficienti le regole adottate dalle Camere. "Una privatizzazione sarebbe una dichiarazione di bancarotta digitale da parte dello Stato", ha affermato la consigliera nazionale socialista Min Li Marti.
La legge votata nel settembre 2019 affida a una commissione federale un compito di controllo dei fornitori, fra i quali c'è già in prima linea il consorzio Swiss Sign Group, comprendente Posta, FFS, Swisscom, Six, grandi banche e assicurazioni.
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