Svizzera

Maxi fuga di dati da Credit Suisse

Una fonte anonima ha fatto trapelare informazioni su 18'000 conti bancari - L'inchiesta giornalistica internazionale "Suisse Secrets" rivela i nomi di clienti controversi

  • 20 febbraio 2022, 20:24
  • 20 novembre, 18:36
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La sede di Credit Suisse a Zurigo

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Di: eb 

I dati relativi a 18'000 conti bancari di Credit Suisse sono stati consegnati da un informatore anonimo alla testata tedesca Süddeutsche Zeitung, che a sua volta li ha condivisi con altre 47 testate giornalistiche di tutto il mondo, tra cui il New York Times, il Guardian, Le Monde e l'Organized crime and corruption reporting project (OCCRP).

Dalla fuga di dati - avvenuta oltre un anno fa - sono scattate una serie di inchieste giornalistiche internazionali pubblicate domenica sotto il nome di "Suisse Secrets". Secondo alcuni media, tra i clienti di Credit Suisse ci sarebbero stati politici corrotti, sospetti criminali di guerra, trafficanti di esseri umani e uomini vicini alla 'ndrangheta. I conti finiti sotto la lente dei giornalisti vanno dal 1940 al 2010. Le Monde cita anche il caso (noto) di due presunti esponenti della mafia bulgara che avrebbero usato i conti aperti nell'istituto di credito per ripulire i proventi del traffico di cocaina.

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A processo dopo 14 anni

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Tra gli altri nomi ci sono membri della famiglia dell'ex presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbayev, il re Abdullah II di Giordania (sospettato di corruzione), i figli dell'ex capo di Stato egiziano Hosni Mubarak e l'ex viceministro dell'energia del Governo venezuelano di Chavez, Nervis Villalobos, finito al centro di inchieste per riciclaggio. Le ricerche parlano anche di esponenti di spicco di altri Paesi, tra cui Azerbaijan, Zimbabwe, Ucraina e Serbia.

Come indica il collettivo OCCRP sul proprio sito, la stampa elvetica non ha partecipato all'inchiesta per motivi legali, in virtù della punibilità legata alla violazione del segreto bancario. Tamedia, che in passato ha preso parte a inchieste giornalistiche internazionali, ha spiegato che in questo caso i propri giornalisti avrebbero rischiato fino a 3 anni di carcere (articolo 47 della legge federale sulle banche), pertanto ha deciso di rinunciare. Il Tages-Anzeiger, in un articolo sulla libertà di stampa, ricorda che in nessun altro Paese democratico è un crimine divulgare informazioni di questo tipo, purché siano di interesse pubblico.

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Credit suisse

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In una presa di posizione, Credit Suisse ha ribadito il proprio rispetto delle regole e ha sottolineato di aver "adottato negli ultimi anni una serie di misure significative in linea con le riforme finanziarie della Svizzera" anche per combattere "il crimine finanziario". Gli elementi presentati sarebbero in parte vecchi e "basati su informazioni incomplete o selettive che sono state estrapolate dal contesto", afferma l'istituto. Credit Suisse fa inoltre sapere che, per motivi legati, non può commentare le potenziali relazioni con singoli clienti.

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